I palazzi di Tirano con occhi iraniani

Lo studio di una studentessa di Teheran sul patrimonio culturale locale «Cercavo non solo dimore antiche, ma di risalire al loro percorso nel tempo»

Tirano case history di “esperienza di autenticità del patrimonio vivente”. Il capoluogo abduano ha recentemente ospitato Sana Yazdani, ventinovenne iraniana, che sta studiando dottorato di ricerca in Architettura all’Università Shahid Beheshti di Teheran e ha trascorso un breve periodo di ricerca al Politecnico di Milano.

Il ruolo degli esseri umani sul territorio

«Il contesto principale della mia ricerca è formato dal patrimonio culturale e dai quartieri storici che vengono esplicitamente definiti come patrimonio “vivente” – spiega Yazdani -. Il fatto è che i documenti internazionali, finora, non hanno considerato il ruolo degli esseri umani e delle persone in relazione al patrimonio culturale».

« Secondo me - prosegue - considerare i patrimoni storici come patrimonio ed entità viventi, che non consente di semplificarli a edifici, monumenti e siti che sono congelati in uno specifico periodo storico senza alcuna forte interazione con le loro comunità circostanti, indica l’importanza della presenza degli esseri umani, la loro storia passata e recente, il presente e, persino, il loro potenziale futuro in associazione con il patrimonio».

«Questo nuovo approccio al patrimonio culturale come patrimonio vivente - precisa - apre la strada a tutti i cambiamenti e agli sviluppi che le entità umane apportano per adattarsi al patrimonio e per adattare questo alle loro esigenze moderne nel cuore della continuità». Questa nuova considerazione non si basa su definizioni istituzionali e convenzionali e criteri fissi, ma sull’esperienza degli esseri umani e degli abitanti che vivono nei luoghi di cui si prendono cura.

Pertanto la studiosa si sta concentrando sulle esperienze degli abitanti nelle loro case storiche riguardo al concetto di autenticità. «Qui l’autenticità non è né un concetto materialistico né completamente costruttivista, ma un concetto esistenziale e fenomenologico, interamente basato sull’esperienza vissuta degli esseri umani nella loro vita quotidiana – sottolinea -. L’esperienza dell’autenticità nel patrimonio vivente va un passo oltre la comprensione dei turisti nei monumenti o nei siti storici. In effetti, il tipo di coinvolgimento umano con il patrimonio culturale è più profondo dell’essere solo presenti in esso ed esplorarlo visivamente o interagire con le attività esibite al suo interno come un turista».

Ma veniamo alla scelta di Tirano. La domanda è: in che modo le persone sperimentano l’autenticità nel loro ambiente di vita storico attraverso la vita quotidiana? Per fornire la risposta Yazdani ha capito di aver bisogno di esplorare concretamente l’esperienza.

«Insomma avevo bisogno di una manifestazione di un “patrimonio vivente” – prosegue -. Non stavo cercando monumenti storici singolari e superlativi, ma casi di studio ordinari di dimore storiche che hanno attraversato un processo del tutto organico e naturale. Con questi pensieri per la mente, sono venuta a Tirano poiché il mio supervisore, Elisabetta Rosina, vi stava lavorando per alcuni monumenti. Così ho avuto la possibilità di esplorare la parte storica di Tirano e alcune dimore e palazzi storici che, ovviamente, non erano occupati da abitanti e, tra questi, ho visitato palazzo Visconti Venosta».

«Sono rimasta stupita e incantata dalle trame spaziali di questo edificio residenziale e dai resti di dettagli, ornamenti, affreschi e vecchi mobili in legno - rivela -. Questo breve viaggio indicava la possibilità di lavorare nel centro storico di Tirano ed ero quasi sicura di trovare persone che ancora vivono nelle case paterne che hanno molte da condividere».

In un secondo tempo Yazdani ha incontrato l’ingegnere tiranese, Dario Foppoli, che è - egli stesso - testimonianza vivente di quello che cercava come caso di studio: l’attuale casa di Foppoli, infatti, apparteneva al bisnonno tre generazioni prima, e dimostra l’autenticità nel patrimonio vivente. Da qui l’iraniana riflette sull’importanza dei centri storici e del loro mantenimento. «I quartieri storici delle città e tutte le dimensioni materiali e immateriali in esse racchiuse (se ben conservate) possono essere testimoni viventi di tutte le epoche, collegando insieme generazioni passate, presenti e future – afferma -. Sono rappresentazioni della continuazione culturale delle persone nel corso della storia e incorporano valori identici in se stesse. L’uomo ha un bisogno intrinseco di connettersi alla propria origine e, allo stesso tempo, ha bisogno di sviluppare le proprie radici per essere aggiornato con la propria epoca e con le esigenze future, e i quartieri storici forniscono questa esigenza esistenziale».

I vecchi mobili e album di famiglia

La ricercatrice conclude: «Anche se non ho completamente finito la tesi e non posso condividere alcun risultato in questa fase, mi sono resa conto però che le persone, attraverso la pratica nello spazio, cercano di conservare alcune antiche rappresentazioni del passato per soddisfare la loro identica voglia di riallacciarsi alle radici. Ad esempio, mantengono alcuni vecchi mobili, cornici e album di famiglia. A volte vanno oltre gli oggetti e si collegano alle loro radici continuando la professione dei loro antenati. Allo stesso tempo, vedo come le persone evolvono il loro ambiente storico per adattarlo alla loro entità vivente e mutevole, in via di sviluppo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA