Fotografando angelica. La principessa in fuga

A palazzo Besta una mostra insolita con le immagini di Flavia Rossi proposte in un trittico. L’artista riproduce e si immagina tre scene dell’Orlando Furioso che sono andate perdute

E’ una mostra insolita quella che, fino al 31 dicembre, si potrà visitare a palazzo Besta.

Insolita perché composta da un solo trittico che contiene tre foto e da pannelli introduttivi, insolita perché il valore aggiunto non è solo in quanto c’è in mostra, ma nel percorso che l’ha preceduta. Parliamo dell’esposizione fotografica “Altre Storie di Angelica” in cui la fotografa romana Flavia Rossi fa conoscere il lavoro che ha realizzato per il progetto “Tredici fotografi per tredici musei”: un percorso, affidato a tredici giovani artisti italiani, di esplorazione e interpretazione dei musei statali lombardi. Una committenza pubblica della Direzione regionale musei Lombardia (ministero della Cultura) con la collaborazione scientifica del Museo di fotografia contemporanea di Milano-Cinisello Balsamo.

Nel Salone d’onore

Nel suo lavoro sul museo tellino, l’artista si è concentrata sul Salone d’onore sulle cui pareti si snodano, come una pellicola cinematografica, ventuno riquadri con episodi tratti dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. «A seguito dei restauri del 1920 tre scene situate sopra il camino sulla parete di fondo sono andate perdute - spiega la direttrice del museo di palazzo Besta, Giuseppina Di Gangi -. L’artista le ricostruisce in maniera fittizia, immaginando fossero dedicate alla figura di Angelica, principessa non convenzionale, alla ricerca della propria libertà. Le immagini sono interpretate dagli abitanti provenienti da Teglio, Sondrio, Talamona e da tutta la Valtellina: attraverso un’operazione capillare di volantinaggio e passaparola, fra aprile e maggio 2022, l’artista e il museo hanno invitato alla comunità a due giornate di casting pubblico organizzato all’interno del palazzo, selezionando aspiranti cavalieri e principesse intervistati sul senso del destino, del tempo e dell’amore, invitati a riscoprire la storia degli affreschi e a simularla».

Il Salone d’onore, lungo quindici metri è il locale più grande del palazzo, la sala di rappresentanza. Le sue pareti sono decorate da riquadri attribuiti al pittore bresciano Vincenzo de Barberis e volute dai proprietari - Azzo II ed Agnese Quadrio - intorno alla metà del Cinquecento. Gli episodi si concentrano su storie dal forte significato morale: La malvagia Gabrina, la virtù di Ginevra, Angelica e Ruggiero; terminano nel Viaggio di Astolfo sulla luna, allegoria della vanità dei desideri. Non si conoscono i soggetti delle scene perdute ma quelle più vicine raccontano episodi dedicati ad Angelica, l’artista perciò ha liberamente immaginato di dar voce a questo personaggio.

Lontana dai valori tradizionali

«Vista esclusivamente come oggetto del desiderio nel poema cavalleresco, Angelica viene raccontata da Flavia Rossi come una principessa in fuga dai valori convenzionali della società per rivendicare la propria identità e libertà - prosegue Di Gangi -. Nei tre episodi Angelica rifiuta i cavalieri accorsi in suo aiuto: fugge con il cavallo di Rinaldo, mentre lui combatte i Sacripante; fugge dal castello di Atlante, quando viene vista dai cavalieri indesiderati; liberata da Ruggiero, che la salva dall’attacco dell’orca sull’isola di Ebuda, fugge nuovamente indossando il suo anello magico». La scena dell’anello è presente negli affreschi del salone. Le immagini sono state scattate in diversi luoghi della Valtellina così come i cicli dell’Orlando Furioso sono diffusi sull’intero territorio. I personaggi sono vestiti con abiti d’epoca e contemporanei, un’idea ricreata insieme a un gruppo di protagonisti scelti durante le due giornate di casting pubblico, realizzato all’interno del museo.

Sono tredici, come detto, i musei statali nel territorio lombardo che la Direzione regionale musei Lombardia raccoglie in un’unica rete, tutela e valorizza dal 2015. Monumenti, palazzi, parchi situati nel cuore delle Alpi, affacciati sul lago, nascosti nei castelli, circondati da celle monastiche, dai quartieri di città. Palazzo Besta è uno di questi. Tredici realtà lontane diverse tra loro: è possibile custodire la loro storia e nel contempo trasformarla in patrimonio sentito, guardato e vissuto proprio da ciascuno? Convinta di trovare una risposta positiva a questa domanda, la Direzione ha avviato nel 2021 la committenza pubblica 13 fotografi per tredici musei.

Tredici fotografi italiani, giovani ma già affermati nel panorama artistico contemporaneo, selezionati con la collaborazione scientifica del Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano, sono stati chiamati a interpretare visivamente uno dei 13 musei loro affidato. I progetti, consegnati a settembre 2022, hanno dato esiti sorprendenti: servendosi di approcci, linguaggi e tecniche sempre diversi gli artisti hanno sollevato interrogativi, scoperto temi inediti, dato voce ai visitatori, agli addetti all’accoglienza, agli oggetti, ai paesaggi. Hanno generato dinamiche vive con tutti coloro che abitano l’organismo museo: direttori, custodi, restauratori, architetti, storici e associazioni locali, il pubblico.

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