Due miti del jazz insieme a Morbegno: una serata magica

Il concerto Sabato sera con Enrico Rava ed Enrico Intra - L’Auditorium purtroppo riempito soltanto a metà. Esibizione intima e raccolta, quasi come una carezza

Enrico Rava ed Enrico Intra a Morbegno, sabato sera in un’Auditorium Sant’Antonio pieno a metà, 160 posti occupati. Peccato per gli assenti: si è assistito ad un evento raro, perché Rava ha diradato le sue apparizioni in pubblico e importante, perché è la prima volta in assoluto che i due maestri del jazz suonano insieme, pur avendo collaborato a progetti di altri musicisti.

Il privilegio

Morbegno ha avuto la fortuna e il privilegio di poter assistere a questo esordio in duo, grazie all’impegno congiunto di associazioni come AmbriaJazz, Ama Musica, Orchestra di Fiati della Valtellina, Orchestra Vivaldi e Amici della Musica di Sondalo che hanno allestito insieme una ricca stagione musicale. Come ha sottolineato il direttore artistico di AJ Giovanni Busetto: «Da anni sosteniamo la necessità di fare rete per poter offrire una qualità sempre maggiore al pubblico valtellinese, insieme si può fare molto e questo primo cartellone congiunto ne è la dimostrazione».

L’assessore alla cultura Maria Cristina Bertarelli ha aggiunto: «Il nostro Comune offre volentieri il suo appoggio a manifestazioni di questo genere, che qualificano la proposta culturale e il fatto di poter aprire con un concerto così illustre è per noi motivo di grande soddisfazione».

Poi, ecco sul palco i due. Entrambi over 80, Rava classe 1939, Intra 1935, ma con la grazia e la freschezza musicale di quando entrambi erano più giovani. Due fenomeni del jazz, conosciuti in tutto il mondo, che si rincorrono tra le note e l’improvvisazione. È subito chiaro che il concerto sarà quasi cameristico, piano e flicorno, un set intimo a cui si ha talvolta l’impressione di assistere come dal salotto di casa. «Siamo qui per divertirci e divertirvi», annuncia sorridente Intra prima di sedersi al piano mentre Rava si appoggia ad un alto sgabello.

I due suonano musica che accarezza le orecchie dell’ascoltatore, in un‘intesa che va perfezionandosi di momento in momento. È spesso Intra a condurre la danza, Rava sottolinea e punteggia con infinita classe, misura e senso della melodia che ne fanno il Miles Davis italiano.

Così, la musica scorre su celebri standard come “Twilight Time” o “A Night in Tunisia” di Charlie Parker a proposito della quale Rava sottolinea: «Gli americani, sempre faciloni, hanno una pronuncia in cui la “e” diventa “i” e infatti le prime edizioni riportano scritto “Tunesia” e sono diventate rarità per i collezionisti» . Il set intervalla musica e battute, come quando a Rava, nel mezzo di un solo, cade la bottiglia nera di AmbriaJazz ai suoi piedi e Intra annuncia: «Questo pezzo infatti si chiamava Caduta della Borraccia».

E poi un blues perché “per legge a questo punto si deve fare un blues”, annuncia Rava, ed è un brano avvolgente di Thelonious Monk.

Al servizio della musica

I due sviluppano un interplay basato sull’ascolto reciproco, come dovrebbe essere, che si risolve in soli di breve durata, al servizio della musica, un intreccio di armonie che diventa a tratti pura magia. Gli spettatori accolgono con frequenti applausi una proposta sonora che va anche oltre il jazz, assume accenti contemporanei, si nutre di tante suggestioni. E’ sempre affascinante vedere all’opera due musicisti di lunga esperienza che sanno come trattare l’ascoltatore, alternando musica e silenzi improvvisi, colpi di coda e interruzioni, sempre mantenendo alta l’attenzione.

Il concerto scivola via piacevolmente, i due scherzano volentieri tra loro («Io sto qui a suonare mentre lui sfoglia, sfoglia gli spartiti», dice Rava) mentre serissimamente propongono grande musica pescando tra standard meno conosciuti (“Darn That Dream” di Dexter Gordon) e proponendo proprie composizioni.

Se ne vanno dopo un’ora circa, richiamati a gran voce dal pubblico che vorrebbe, naturalmente, di più. Un primo bis e poi un altro ancora, con il pubblico che batte le mani e Intra lo utilizza come base ritmica per il pezzo.

Poi basta, davvero, tra mille ringraziamenti all’audience perché, come ci dirà Enrico Intra nel backstage: «Il pubblico, conta, eccome, per un musicista, ed essere accolto così, in una sala tanto bella, con concentrazione ed entusiasmo, è sempre qualcosa che ti spinge avanti, a dare il meglio possibile».

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