Donadoni presenta “Forse”. Lockdown ad alta tensione

Eventi L’attrice e regista racconterà il suo primo libro con musica dal vivo. Il rapporto madre e figlia come prospettiva particolare sulla pandemia

Primizia al Teatro Festival Valtellina Valchiavenna dove, sabato 6 agosto, si assisterà all’esordio dell’attrice e regista Claudia Donadoni come autrice di narrativa.

Nel corso di palazzo Piatti Reghenzani, alle 11, Donadoni - già ospite in passato del festival guidato da Agnese Bresesti - presenterà “Forse” romanzo breve dedicato al rapporto madre-figlia in tempo di pandemia. Due donne, Titì e sua madre, si ritrovano a vivere insieme nella stessa casa dopo 25 anni di lontananza. Un dialogo ad altissima tensione. Da sempre rimandato, sfuggito, evitato per volontà o difficoltà. Il peso dei ricordi, dei conflitti sopiti, forse sconosciuti o mai risolti. Madre e figlia non si riconoscono più. Il tempo e la vita le hanno trasfigurate. O hanno trasfigurato l’amore che le lega. Intanto, fuori, il virus incombe. Miete vittime senza sosta a cominciare dai più fragili, che sembrano essere i predestinati.

Come negli States

«L’evento legato a “Forse” sarà un po’ come avviene negli Usa dove gli autori presentano il proprio libro in prima persona, raccontandolo, leggendo qualche stralcio accompagnati da un musicista - anticipa l’attrice - Ad Agnese Bresesti l’idea è piaciuta e così è nato il format “Libri in scena”. Peraltro sarò accompagnata da Alberto Canclini alla fisarmonica e sono davvero contenta che sia un giovane e della zona».

“Forse” è una long story concepita come una raccolta di racconti all’interno del racconto. Un’amica di gioventù, un medico goffo, un infermiere illuminato e un giardiniere. Personaggi meteora che, insieme ad altri exursus, movimentano e arricchiscono il flusso narrativo. Sottolineano i toni differenti che caratterizzano le tre sezioni di cui la storia è composta. Da un confuso turbamento iniziale, a un drammatico e angoscioso struggimento verso una riapertura, rasserenante, al respiro della speranza.

Amore e libertà

La relazione madre-figlia è lo sguardo privilegiato per osservare le criticità che il virus sta evidenziando a livello globale. Vecchiaia, amore, libertà, resilienza, il senso del tempo e del destino. Temi universali che in una situazione di costrizione, generano riflessioni inevitabili sul futuro, sul valore dell’istante presente, su un nuovo modo di coesistere e abitare anche il nostro pianeta.

Donadoni, diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, da dieci anni ha scelto il filone della narrazione in teatro per raccontare il tema del femminile. “Figlie di Barbablù” il suo primo lavoro teatrale sulla violenza di genere. Lo spettacolo “Stria”, che indaga il fenomeno della caccia alle streghe in territorio lombardo pluripremiato, scelto nel 2018 dal Festival “In Scena” a New York, come uno dei migliori spettacoli di teatro contemporaneo italiano, è stato rappresentato in versione bilingue.

La sua ricerca è proseguita con “Maddalena” indagandone la controversa figura. “Il canto di Zoe”, invece, esplora il rapporto fascinoso tra donna e Natura, la sacralità della vita in tutto ciò che vive e respira e sarà portato in scena giovedì 11 agosto a palazzo San Michele a Tirano.

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