Chiamale emozioni. E il Sociale canta
con Battisti-Mogol

Musica Serata travolgente che ha coinvolto il pubblico. Protagonista la superband triestina “Canto Libero”. La chiusura con la popolarissima Canzone del sole

“Tu chiamale, se vuoi, emozioni”. Il Teatro Sociale di Sondrio, pieno come un uovo, palpita di altissime vibrazioni, le “good vibration” delle omonime Produzioni, con la superband triestina del “Canto Libero” che rende omaggio a Battisti, il gran genio della melodia italiana, e a quel divin pittore della parola, come Mogol.

I chitarristi

Bastano poche note di “Prendila così” per avviluppare gli umori canterini dell’uditorio arrembato da Fabio “Red” Rosso – un po’ Dalla, forse anche po’ Zucchero, ma dall’anima travolgente del grande Battisti - con l’intero equipaggio musicale di ben 10 elementi in cui spicca la dualità di due superbi chitarristi intercambiabili, due fascinose coriste, due funamboli delle tastiere, e due percussionisti d’alta scuola ritmica che fanno veramente faville sprigionando veri fuochi pirotecnici, a cui dà man forte il basso che pompa. E la sala prende subito il volo intonando “Con il nastro rosa”: tutti insieme a cantare a squarciagola “Chissà, chissà chi sei, chissà che sarai, chissà che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo”.

E la fosse del leone è ancora realtà a inseguire “Il nostro caro angelo”, a domandarsi: “E ancora tu?”, o a volare sulle ali de “L’aquila” guardando più in là tra il fumo grigio e questo mondo verde, per rendersi conto di aver bisogno di qualche cosa di più per mettersi a viaggiare con “quel gran genio di un amico che con un cacciavite in mano fa miracoli”. Oppure affidarsi a “Innocenti evasioni” lasciandosi andare ad una sensazione di leggera follia.

Una vera marea canora nella versione epica dei “I giardini di marzo” - su tutto svetta direzione musicale di Giovanni Vianelli - con lo sventolio ondivago dei telefonini. Uno spettacolo: l’urlo del “Sociale” che canta, che applaude, che balla. L’atmosfera si fa poi di colpo più soft, quasi da salotto per lasciarsi andare tra le pieghe delle emozioni più intime e lasciarsi rapire dal mondo iperuranico di “Anna” e “Non è Francesca”. L’atmosfera poi si surriscalda per l’eterna “Acqua azzurra acqua chiara” con il pubblico in visibilio e “fonde” con la superba voce di Joy Jenkis che graffia sulle note di “Motocicletta 10 HP” in una sensuosa “Il tempo di morire” con super Fabio che gigioneggia alla grande. E poi ancora un diluvio di successi immarcescibili di “Fiori rosa fiori di pesco” e “Dieci ragazze” che non bastano mai perché lui muore per una sola. Lo stadio infuocato tocca il culmine con una focosa interpretazione di “Una donna per amico”. Tutti in piedi a ballare al ritmo indiavolato impresso dai percussionisti Jimmy Bolco e Marco Vattovani, con “Graffo” e Di Campo che sbarellano coi loro strepitosi assoli, con l’hammond rotante e la fibrillazione pianistica che poi plana in un sontuoso “Canto libero”.

Solidarietà

A questo punto c’è il richiamo alla solidarietà, all’impegno civico, con il dottor Salvatore Ambrosi in proscenio a parlare di Lilt, la Lega per la lotta contro i tumori.

La forza dell’irresistibile e indomabile “Red” si misura poi con i ricordi di “Mi ritorni in mente bella come sei” con l’ovazione insaziabile del pubblico che ribolle invocando a gran voce il bis. Ed eccolo il sigillo finale del megaconcerto con la “summa battistiana” vissuta in un tumulto emotivo crescente con “Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi” a inseguire aquiloni tornando già a volare tra distese azzurre e verdi terre, tra discese ardite e le risalite su nel cielo aperto.

E infine, il sogno ad occhi aperti nell’abbraccio corale del “Sociale”, il capolavoro assoluto de “La canzone del sole” per un viaggio nell’adolescenza che si fa donna nella buia cantina dove noi respiravamo piano per assaporare i primi battiti sincroni dell’amore. “Tu chiamale, se vuoi, emozioni”. Quelle di questa sera resteranno per sempre.

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