Che incanto il Trio Rose di Maggio
E il flauto di Fazzini strega la platea

Trascinante l’energia di Beatrice al violino, Mariachiara alla viola e Caterina al violoncello

Visioni notturne d’autore. L’antica pieve di San Rocco restaurata, ora sacro tempio della musica come Auditorium “Leone Trabucchi”, distesa all’ombra dell’ardita rocca del “Castello del Leone”, è il magico scenario del “Valtellina Festival LeA+ltreNote” dei dioscuri consacrati a Euterpe, Francesco e Stefano Parrino.

In proscenio a Castione Andevenno per i “Florilegi Musicali”, il “Trio Rose di Maggio”, tre affascinanti Grazie in rosso scarlatto, belle come regine di un giardino incantato (Beatrice Silva al violino, Mariachiara Cavinato alla viola e Caterina Cantoni al violoncello), vergini vestali di un antico rito, con un irresistibile Pan con il suo flauto melodioso (Lorenzo Fazzini in casacca alla coreana “luccicosa” dagli arabeggianti alamari).

Carezzevole e avvincente il programma della serata con il fior fiore della musica da camera del XVIII secolo. Mandolino nel sangue ereditato da papà Ignazio, Federigo Fiorillo ha illuminato la sua epoca con sopraffini “capricci” e i suoi quartetti dalla fresca vena partenopea tra cui spicca il n. 1 in Do maggiore eseguito con vena vezzosa e l’ottimo impasto del quartetto.

Ancora un omaggio alla “Neapolis” della sirena Partenope poi con il quartetto n.4 in Fa maggiore di Domenico Cimarosa impareggiabile e prolifico maestro della scuola napoletana con il suo frizzante “allegro” che invita alla danza. Si passa poi con leggiadra maestria a quel Giovanni Paisiello del primo acclamato “Barbiere di Siviglia” spodestato infine dal genio rossiniano, ma che ci ha lasciato deliziosi capolavori dell’opera buffa e incommensurabili opere sacre e profane.

Delizioso il quartetto n. 3 op. 23 in Sol maggiore con il suo “allegro spiritoso” argutamente ameno tra gorgheggi flautati e l’impasto perfetto degli archi delle “Rose di Maggio”. Ancora un omaggio, forse, alla città più bella del mondo con una delle più dolci canzoni dell’antologia napoletana, “Era de maggio” della mistica poesia di Salvatore Di Giacomo. Segue il “Minuetto” miniato con cura. E, per finire in gloria, l’arcinoto quartetto K.285 in Re Maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart a cui anche la natura sembra partecipare dopo l’afa leonina di una giornata torrida con un improvviso refolo acuto di un venticello leggero e un rapido scroscio di pioggia, tra rombi sonanti e baleni di fuoco che lampeggiano dalle ampie vetrate dell’auditorium “Leone Trabucchi”. Delizioso il pizzicato degli archi ispirati di Beatrice, Mariachiara e Caterina, su cui danza il flauto di Lorenzo Fazzini nel sontuoso “adagio”, semplicemente divino, dalla melodia purissima.

Da ispirare il più toccante melodrammone cinematografico. Il lunghissimo applauso della sala raccoglie infine due rare perle: il frullato elettrizzante del “Don Giovanni” mozartiano “Fin ch’an dal vino”, e la sorpresa esaltante di una fascinosa Maria Chiara Cavinato che depone delicatamente per un attimo la sua viola per sedurre l’uditorio cantando una “Vaga luna” belliniana veramente da brividi. Assoluto l’incanto nelle visioni di una magica notte che si gode infine un’attesa frescura. Musica e natura: “Harmonia Mundi”. Come titola l’intero festival internazionale “LaAltreNote”
N. Col.

© RIPRODUZIONE RISERVATA