Antonella Ruggiero. A Morbegno un grande concerto

Morbegno La cantante ha eseguito tanti successi, anche dell’era Matia Bazar Da Vacanze romane al bis finale, ovazione del pubblico

Per un’ora d’amore, in effetti quasi due.

Generosa, vocalmente in forma smagliante, Antonella Ruggiero si è esibita con successo venerdì sera a Morbegno in un Auditorium Sant’Antonio pieno poco più della metà (peccato per gli assenti) nel terzo concerto della stagione musicale condivisa tra orchestre e associazioni culturali, il secondo organizzato da AmbriaJazz.

Olzer raffinato pianista

Un itinerario sonoro in cui è ricorsa spesso la parola “amore” (“Ce n’è un gran bisogno, di questi tempi”, ha commentato) fra canzoni proprie, suggestioni etniche, omaggi ai cantautori genovesi come lei.

Roberto Olzer, pianista e organista raffinatissimo, ha intessuto di note la voce della Ruggiero senza mai prevaricarla o coprirla, fornendo un sostegno prezioso alle sue evoluzioni canore, accentuandone la bellezza inalterata dopo mezzo secolo di carriera.

Si inizia con “Tu, musica divina”, canzone tra le due guerre che fu di Alberto Rabagliati, “come non se ne fanno più”, sottolinea Antonella, accolta subito da uno scroscio di applausi al suo apparire sulla scena.

“Nessuno oggi potrebbe pensare nemmeno lontanamente di scrivere parole così poetiche”, aggiunge. E poi i “sintomi di follia planetaria”, di “Controvento” con tutta l’attualità perdurante di quel verso.

Arriva il primo brano dell’epoca Matia Bazar ed è “Per un’ora d’amore”, appunto, uno dei primi successi del gruppo che rivelava le qualità vocali di una cantante allora sconosciuta e rimane pezzo forte del repertorio.

La Ruggiero vi aggiunge lirismo, infondendo una drammaticità nuova che l’allegro stile bossanoviano di allora mascherava un poco. Sarà così’, per tutto il “versatile concerto”.

Nuovi arrangiamenti

i vecchi brani vengono rivestiti di nuovi arrangiamenti, finezze interpretative e gorgheggi da soprano leggero, discese ardite e risalite di una voce tra l’a rmonioso e il maestoso.

Il viaggio si inoltra poi in Africa con un “Kirye” congolese scandito dal ritmo del tamburello e verso l’India (“paese dove ho trovato quello che cercavo, musicalmente e umanamente”) con un mantra hindu in cui l’organo a compressione di Olzer evoca il sitar ed è un momento di grande suggestione sonora. Al pianista viene poi lasciato il palco per un solo, variazioni su una Pavane di Fourier dalla melodia semplice e accattivante che raccolgono grandi applausi.

“Non ti dimentico”

“Se non ci fossero le nuvole sarebbe tutto più semplice” canta la Ruggiero in “Non ti dimentico”, pensiero d’ amore per chi non c’è più e l’amore che poi diventa “Lontanissimo” torna prepotente nell’omaggio agli amati cantautori genovesi, cominciando da Bruno Lauzi (“il più simpatico, gran chiacchierone, enorme carica umana”) con “Ritornerai” e la passione dissestata di Luigi Tenco in “Mi sono innamorato di te”. Alla “Canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De André l’organo liturgico di Olzer imprime un carattere quasi sacrale, come sarà nella successiva “Cavallo bianco” (altro successo dei primi Matia) che scioglie il canto libero di Antonella su vette impervie da raggiungere anche per vocalist molto dotate.

Una poesia

“Impressioni di settembre” della PFM, dal testo di assoluta poesia, viene risolta con il celebre ricamo finale di moog affidato a piano e voce, in una versione di grande effetto.

Poi ci sono le “Vacanze Romane” sottratte un poco alla loro dimensione swing retro per accentuarne il lirismo melodico e la Ruggiero si congeda dal pubblico tra le ovazioni, sorridente e contenta.

Concederà, a gran richiesta, il bis con una “Ti sento” dagli accenti soul in cui dispiega tutta la sua potenza vocale e poi ci sarà ancora un’altra richiamata sul palco. “Guantanamera” chiude, ritmata dal battimani del pubblico, un concerto di grande bellezza con una voce “ipnotica e poetica” come sottolinea l’assessore alla cultura Maria Cristina Bertarelli porgendo il rituale mazzo di fiori alla cantante - un filino commossa ed emozionata per l’accoglienza ricevuta da Morbegno - che ci ha deliziato per un’ora d’amore. E anche di più.

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