Amici della musica. Una partenza
in stile kolossal

Il concerto al Sociale Orchesta Vivaldi con Passerini e in galleria i Fiati della Valtellina di Della Fonte. Al pianoforte il talento Daisuke, premiato a Morbegno

Kolossal hollywoodiano al Teatro Sociale, gremito, addobbato a festa da ghirlande di rose della più ampia tavolozza di colori e orchidee screziate tra tralci di lucido lauroceraso ed edera fedele, per la solenne celebrazione del sessantesimo anno di fondazione degli “Amici della Musica di Sondalo”.

In sala, maestose campane tubolari come auree canne d’organo di una basilica sonora vestita di ciliegio e sul palco un impianto scenico mastodontico con la poderosa compagine dell’Orchestra “Vivaldi”, coccarda rossa al petto o al crine, e in fondo il colpo d’occhio dei cantori della Corale “San Pietro al Monte” e del Coro “Musica Viva” di Colico mentre le timide bianche fanciulle delle Voci bianche “R. Goitre” prendono ordinatamente posto in proscenio.

In cima alla galleria, in assetto di grande spolvero, l’orchestra di Fiati della Valtellina del maestro Lorenzo Della Fonte.

«Un sogno essere qui»

«È un sogno essere qui stasera per celebrare insieme un sessantesimo di cultura, di bellezza, di musica», è l’esordio del deus ex machina dell’evento, il maestro Lorenzo Passerini che, giustamente, lascia la parola all’artefice, con l’inarrestabile zelo di Roberto Spagnoli, del miracolo degli Amici della Musica di Sondalo, Sergio Dagasso, che nel suo libro “Sessant’anni di musica a Sondalo, in Valtellina” ha tracciato le tracce palpitanti di una grande storia tutta da raccontare.

Poi Passerini suona ancora la carica perché la “Vivaldi” diventi presto l’”Orchestra della provincia di Sondrio”, un invito raccolto dal sindaco cittadino Marco Scaramellini che si dice fiducioso appellandosi a tutte le forze in campo dei vari enti «per la realizzazione di un progetto di grande qualità».

Voce poi alla grande musica ciaikovskijana con la possente “Ouverture solennelle 1812” che si apre con la preghiera ortodossa che profuma d’incenso nelle basiliche di Santa Madre Russia che si appresta all’epico scontro con l’avanguardia napoleonica.

Basta un semplice rullante militare e una botta di grancassa, tonante come un colpo di cannone, ad aprire l’attacco nell’esagitazione del sibilo degli archi col tumulto sibillino dei celli sul grave e l’impennata travolgente dei fiati su cui svetta insinuante la “Marsigliese”.

Dall’altro canto il dolce richiamo purissimo dei bambini rinserrati nel buio di case sventrate dall’artiglieria nemica che fa da contraltare alla ferocia di una guerra insana. Una guerra che dilaga crudelmente lungo le sponde del Don nel fragore delle esplosioni nel corpo a corpo cruento che infine sembra prendere una piega inaspettata per l’invasore costretto a ripiegare.

Gloriosa l’entrata dell’“Orchestra di Fiati della Valtellina” sugli spalti, nel delirio festoso delle campane che inneggiano alla vittoria contro l’invasore. Ovazione travolgente e infinita.

Il pubblico

E a questo punto si cambia registro con il giovanissimo Yagi Daisuke, vincitore del concorso internazionale “Young Talents & Orchestra 2022” Fondazione “Mattei” sotto la direzione del genio musicale di Vincenzo Balzani, allo Steinway per il concerto n. 1 di Franz Liszt.

Fraseggio calibrato e “leggero” tra trilli rattenuti in diminuendo di grande effetto, ottave martellanti e rapidi glissati dal tocco morbido in un’”agilità espressiva” non comune per Yagi, perfettamente a suo agio con la “Vivaldi” fino al travolgente finale.

Un nuovo campione della musica che farà parlare di sé, che dona all’uditorio festante un bis talentuoso. Ultimo atto con la Sinfonia n.5 di Ciaikovskij, quella della meditazione errabonda sui quesiti eterni della vita tra scatti repentini dei fiati su un fagotto hitchcockiano che si tinge di giallo.

E dopo il fuoco e la paprika dell’“Allegro con anima”, l’incommensurabile dolcezza dell’“Andante cantabile” di un corno meraviglioso che canta da pelle d’oca a cui segue una carezzevole valse e il finale pirotecnico che vede Passerini stremato, ma felice, perso nell’ebbrezza bacchica degli osanna incontenibili del pubblico.

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