Scuola, sì al pranzo portato da casa
I giudici promuovono la “schiscetta”

Il tribunale di Torino respinge il ricorso del Ministero contro la decisione di un giudice che aveva riconosciuto alle famiglie il diritto di mandare il figlio a scuola con il pasto preparato a casa

Il tribunale di Torino ha respinto il reclamo del Miur (Ministero Istruzione Università e Ricerca) contro la decisione di un giudice che, di fatto, aveva riconosciuto alle famiglie il diritto di mandare i bambini a scuola portandosi il pasto da casa. Via libera dunque al cosiddetto “diritto al panino”.

Rispetta la Costituzione e «i dati emergenti dalle fonti di legge» permettere «agli alunni del “tempo pieno” che non aderiscono al servizio di refezione comunale di consumare a scuola un pasto preparato a casa». E’ quanto scrivono i giudici del tribunale di Torino nell’ordinanza con cui, oggi, hanno respinto un reclamo del Miur.

Dalla lettura del documento si ricava che il principio non vale solo per le famiglie (in tutto 58) che a Torino hanno intrapreso l’azione giudiziaria. In un passaggio, infatti, si sottolinea che non può esserci «ritardo» nella tutela del diritto di scelta fra mensa e pasto domestico, e che per dirimere la questione è giustificata la «procedura d’urgenza».

Con la decisione in merito alla richiesta delle famiglie che chiedevano di mandare i figli a scuola con il pasto preparato a casa, «il tribunale di Torino ha riconosciuto un diritto che non vale solo per chi ha intrapreso l’azione legale. Comune e Ministero dovranno adeguarsi.

Diversamente gli toccherà fronteggiare tanti altri ricorsi fotocopia». E’ il commento che arriva dallo studio legale Vecchione, che ha patrocinato i primi ricorrenti. Gli avvocati, alla luce della pronuncia dei giudici, stanno fornendo chiarimenti alle famiglie, che hanno numerosi interrogativi da sciogliere. «Le scuole - è una delle risposte - devono far sedere i compagni tutti insieme, chi con pasto da casa, chi con menù standard».

«Le sentenze si rispettano e si applicano. Su questo non ci sono dubbi. Ma non si può pensare che per una macchina organizzativa così complessa come questa i tempi siano rapidissimi». E’ quanto spiega Fabrizio Manca, direttore generale dell’Ufficio scolastico del Piemonte, dopo l’ultima ordinanza del tribunale di Torino sul diritto degli alunni a consumare in mensa il pasto preparato a casa.

Il prossimo 20 settembre ci sarà un incontro tra Manca, l’assessore comunale all’istruzione Federica Patti, l’assessore regionale Giovanna Pentenero e le associazioni professionali dei dirigenti scolastici. «Ragioneremo - spiega - intorno alle modalità di esecuzione dei provvedimenti. Per parte mia, le priorità sono due: tutelare la sicurezza dei bambini ed evitare che per la scuola, con la sua dirigenza e il suo personale, si crei un aggravio di responsabilità per rischi che non può controllare direttamente».

Sul fronte giudiziario, intanto, l’Avvocatura dello Stato ha già ricevuto mandato di impugnare per Cassazione i provvedimenti della magistratura torinese.

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