Il manager della diga è “congelato”
E il lago rischia di rimanere a secco

Emanuele Costa è a capo del Consorzio Adda Ma la sua nomina non è mai stata ratificata

Passano i mesi, ma nessuna soluzione è stata messa in campo per la regolazione delle acque del Lario. Sono infatti rimaste inascoltate le proteste di Comuni rivieraschi e della Provincia che da tempo chiedono un intervento per garantire un livello minimo delle acque del lago.

Con l’arrivo della stagione invernale, infatti, come ormai da consolidata abitudine, il livello delle acque, regolamentato dai consorzi che gestiscono gli impianti valtellinesi e la diga di Olginate, tenderà progressivamente a scendere, abbassandosi anche al di sotto dello zero idrometrico, così da ottemperare agli interessi economici di chi produce energia e di coloro che necessitano di acqua per l’agricoltura.

Il risultato è un lago in secca con conseguenti problemi per la frega dei lavarelli, per l’impatto estetico a livello turistico, per la tenuta dei muretti a secco e, se si dovesse scendere fino a 35-40 centimetri sotto lo zero idrometrico, anche per la navigazione.

A complicare la situazione vi è il congelamento della nomina di Emanuele Mauri, manager lecchese in passato alla guida di aziende importanti come Linee Lecco, alla presidenza del Consorzio dell’Adda, l’ente partecipato dalle realtà economiche che sostennero i costi per la costruzione dell’impianto di Olginate e a cui è in capo la regolazione della diga.

L’articolo completo sul giornale in edicola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA