Cina potente, il mondo si scorda i massacri

Per quanto tempo si parlerà del dramma che stanno vivendo i monaci del Tibet? Un giorno, forse due? Eppure la nostra dose di brutte figure l'abbiamo già fatta quando il Dalai Lama è venuto in Italia...

Cara Provincia,
mi piacerebbe sapere per quanto tempo si parlerà ora del nuovo dramma che stanno vivendo i monaci tibetani? Tre giorni? Due? O tutto è destinato ad esaurirsi con il piccolo trafiletto di oggi (15 marzo) e finire nel dimenticatoio come è accaduto per il popolo birmano? A proposito ci sono stati anche diversi morti e non solo feriti come riportato dal vostro giornale o forse è una linea imposta per non turbare i rapporti con la "civilissima e amica Cina"? La nostra dose di brutte figure l’abbiamo già fatta quando il Dalai Lama è venuto in Italia e solo un politico ha avuto il coraggio di riceverlo mentre gli altri si preoccupavano di non irritare la grande compagna di affari ed investimenti solo in nome del dio denaro. Io ho provato una grande rabbia ed una grande vergogna, la stessa che provo ora sapendo che al massimo fra due giorni nessuno scriverà e parlerà più di questa storia. Ma già, dimenticavo, ci sono le Olimpiadi e allora guai a parlare male di una nazione dove i diritti umani vengono calpestati ogni giorno! E a proposito di Olimpiadi, meglio sarebbe stato che gli atleti di tutto il mondo avessero deciso di boicottare questi giochi e dare un segnale forte a questa tirannia e non mi si venga a raccontare che lo sport è lo sport. Per quanto mi riguarda ho deciso che non seguirò la benché piccola manifestazione e per tutti gli atleti che parteciperanno ai giochi mi viene da dire una sola parola: vergogna!
Distinti saluti
Marco Locatelli
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È la solita storia dei Paesi che non hanno ricchezze o petrolio, di chi non ha una posizione strategica. Il mondo è distratto, piange per un attimo le violenze, si commuove davanti agli inoffensivi e coraggiosi monaci buddisti, li vede in tv, osserva le foto, s’indigna. Poi quando la repressione scatta, quando arrivano meno notizie, quando la protesta non violenta non vince subito, i riflettori delle televisioni si spengono, le foto non si scattano più ( o non arrivano più sui grandi mezzi di comunicazione) e un po’ alla volta il mondo dimentica. Oggi chi ricorda il massacro dei monaci birmani dello scorso anno? Chi si preoccupa di cosa accade ora in Myanmar, qual è stato il prezzo della repressione?
In questo caso del Tibet poi non si ha a che fare con una giunta militare come nel Myanmar, con un Paese che conta poco: stavolta si parla della Cina, mercato fondamentale dell’export e nuova potenza commerciale e, sempre di più, anche politica. Le Olimpiadi sono una vetrina troppo importante per Pechino, nessuno in Occidente ha il coraggio e la voglia di sporcargliela. E pazienza per i poveri tibetani.

Umberto Montin
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