Dio mio, è morta una guida alpina! Non è un avvenimento tanto comune, ed ancora meno nel nostro ambito territoriale che pur di guide alpine c'è un'importante presenza perché le nostre montagne esigono la loro presenza, la loro opera. Se il dovere li chiama non esitano neppure con il tempo avverso, non si pongono domande: partono, soccorrono, quasi la loro vita fosse meno importante di quella della persona in difficoltà! Ma venerdì il fato era in agguato. Verso sera la notizia è rimbalzata da un collega o da un amico all'altro! Chi di competenza e di turno, si è mosso con tempismo ma quasi subito il pianto di tutta Valle, sommesso e attonito, si è propagato ovunque. Tremore, stordimento, incredulità! Emanuele, “Lele”, non era più con noi... Lui, esempio di generosità, di equilibrio, di bontà.
Semplice e trasparente come i suoi avi Gianera, se n'è andato! Non si trovava su impervie pareti, non era su ghiacci insidiosi, e neppure in azione di pronto intervento sull'eliambulanza del “118” del quale era istruttore nazionale. Occhio d'aquila, riflessivo e pronto a ogni minimo segnale di pericolo... Perché?... Perché?... Ricorrenti domande senza risposte. Destino. Nessuno può niente. Nessuno. Angoscia, dolore, ricordi, saranno assorbiti dal nulla. A Fraciscio, per accompagnarlo alla sua ultima meta, c'erano tutti. La sua splendida famiglia, il fratello sacerdote, guide alpine, le tante squadre del soccorso alpino, gli elicotteristi e tanta, tantissima gente fra la quale certamente qualcuno che gli doveva riconoscenza.
In alto, sopra “Lele” volteggiava l'elicottero per salutarlo, per salutare l'amico di tante perizie... E Lui sentiva ma al solito, con il suo mesto sorriso non ha dato risposta.
Sergio Salini
Morbegno
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