La «centralità» di Pierferdy e le bizze di altri

Nel panorama politico, ciò che sconcerta non sono le ordinarie beghe di ordinaria amministrazione, ma il viscido opportunismo di certuni politici. La maggioranza dei media è concentrata sulle brame di Fini e sul tradimento degli ex missini. Pochi si sono accorti che Pierferdinando Casini in quanto a “infedeltà”, non è secondo a nessuno, nemmeno al “traditore” per eccellenza Gianfranco Fini.  A metà novembre il leader dell'Udc promise al Cardinal Ruini che avrebbe rifiutato qualsiasi tipo di alleanza con Fini. Passato il tempo necessario per far dimenticare al Vaticano e agli italiani la promessa fatta, lo scafato ex democristiano ha stretto una sorta di patto con l'anticlericale Gianfranco Fini per far cadere Berlusconi. Fregandosene del diktat di Bagnasco e Ruini, il disincantato traghettatore dell'ex balena bianca, ora ridotta a sardina, si è palesato non dissimile dai cattolici adulti progressisti, vale a dire, ha “sacrificato” la politica alta e nobile, in nome delle ben più alte e redditizie “poltrone” offerte dal potere in caso di vittoria elettorale. Pur di ambire a diventare il leader maximo di un improbabile terzo polo, l'ambizioso Pierfurbi ha preferito apparentarsi con il laicista, filo abortista e filo gay Fini, piuttosto che sostenere il “peccatore”, che ama la vita e le donne.

Gianni Toffali


Scusi, caro amico, ma da De Gasperi in giù, che cosa di diverso han fatto i democristiani e i post democristiani vissuti nelle ere politiche precedenti a quella in cui vive Casini? Non han fatto nulla di diverso. Si sono preoccupati di stare al centro, e di trovare le più convenienti alleanze politiche per il centro, e di adeguare la politica del centro agli spostamenti degli umori nazionali sui due versanti che portano al centro: il versante di destra e quello di sinistra. Che cosa dovrebbe fare Casini di diverso da quello che fa? Nulla, io credo, per essere Casini. Per essere un post democristiano. Per essere uno di centro e uno che ambisce a guidare un centro sempre più allargato, più forte, più incidente sulle sorti politiche. Trovo curioso che tutti, a destra e a sinistra, si appellino ogni giorno ai valori del centro e poi tutti s'indignino se uno per davvero di centro dice che ne vuole rafforzare la presenza nel Paese. Nel governo del Paese. Per inciso: Casini i suoi valori non li ha mai rinnegati, e neppure modificati. Altri sì, a destra e a sinistra. Anche questo è un valore da non sottovalutare. Ed è un valore che, senza indignarci, potremmo chiamare centralità, se proprio non vogliamo assegnargli la categoria del centro.

Max Lodi

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