Non se ne può proprio più! In un momento delicato della vita del nostro Paese diventa insopportabile e di cattivo gusto continuare a parlare di pettegolezzi e schizofrenie di un certo modo di intendere la politica, quella che inganna la gente con finti problemi, che parla dei bollori sessuali di questo o di quello con il solo intento di distrarre l'opinione pubblica dal peso dei problemi, più reali e scottanti, quali quelli causati da un'economia in continuo arretramento con perdite di posti di lavoro, e di aziende che non tengono il passo con la concorrenza estera e sono obbligate a cessare la loro attività produttiva. Diventa anche stupido parlare di destra e di sinistra quando non c'è più distinzione fra di loro, entrambe facce della stessa faccia della medaglia. Stupido è anche accanirsi contro l'avversario politico chiamandolo comunista o fascista, giusto perché non c'è più una capacità dialettica, fatta di confronto fra ideali di vita ma piuttosto esiste solamente una deriva morale. Ricordo che c'era una politica attiva, una politica che coincideva con la vita e che dalla vita traeva ispirazione per le proprie azioni. Quel modo di intendere la politica è davvero irrimediabilmente tramontato? Ricordo che era la politica della passione, del senso di appartenenza e delle identità.
Renato Meroni
Lei ricorda bene, caro amico. Non altrettanto bene si può dire del suo sperare in un reversibile tramonto. Perché la politica in questi mesi (in questi giorni, in queste ore) è scesa così in basso da far ritenere difficile, quasi impossibile, una sua risalita. La politica dovrebbe essere un servizio a tutti, e invece si è messa al servizio di alcuni. Alla politica tocca confezionare buone leggi e scegliere ottimi amministratori per applicarle, e invece emana cattive leggi e individua amministratori incapaci al punto da peggiorarle nell'esecuzione. O da non riuscire neppure a darvi esecuzione. La politica ha il compito d'elevare il livello del Paese e renderlo più amato, e invece lo abbassa e lo rende più detestabile. La politica deve distinguersi dall'etica e dal dirittto, senza tuttavia da essi disgiungersi; e invece, e di frequente, vi si distingue e vi si disgiunge, sicché nella politica non sono (spesso) ritrovabili le tracce dell'etica e (perfino) del diritto. Naturalmente dire questo che s'è detto della politica in generale, è coinvolgere in un giudizio negativo anche chi s'impegna lodevolmente nella politica e non lo merita. Ma tale purtroppo è il risultato quando i danni sono troppi, l'insofferenza troppo grande, le speranze troppo poche.
Max Lodi
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