Polanski/Retromarcia Parigi e Varsavia:giustizia faccia suo corso

Polanski/Retromarcia Parigi e Varsavia:giustizia faccia suo corso L'opinione pubblica nei due paesi non segue i governi

Roma, 1 ott. (Apcom) - Dopo le prime immediate reazioni di sostegno a Roman Polanski, sull'onda dell'emozione per l'inaspettato arresto in Svizzera del celebre regista, la classe politica francese spinge sul pedale del freno.Polanski "non è al di sopra né al di sotto della legge. Si tratta di una questione seria, lo stupro di una minorenne", ha dichiarato oggi il portavoce del governo, Luc Chatel, prendendo nettamente le distanze da quando affermato appena pochi giorni prima da due esponenti dell'esecutivo, il ministro della Cultura, Frederic Mitterrand, e quello degli Esteri, Bernard Kouchner, che avevano entrambi minimizzato la questione e condannato l'operato delle autorità elvetiche.Non solo in Francia comunque i toni si sono abbassati. A Varsavia il primo ministro Donald Tusk ha invitato i suoi colleghi di governo a mostrare "la massima riservatezza" sull'affaire Polanski. Il ministro del Lavoro, giorni fa, aveva dichiarato che il suo arresto rappresentava un "linciaggio legalizzato".Kouchner e il suo collega polacco, Radoslaw Sikorski hanno anche scritto nei giorni scorsi al segretario di statoamericano Hillary Clinton, per chiederle la liberazione delcineasta franco-polacco. Kouchner aveva sottolineato che questopasso congiunto era fondato sul fatto che Roman Polanski è francese e polacco.La presa di distanza della classe politica francese e polacca - sottolinea oggi il Financial Times - deriva essenzialmente dalla constatazione della diversa attitudine dell'opinione pubblica rispetto alla vicenda: in Francia, il 65-75% della popolazione, secondo un sondaggio, si è detta favorevole all'estradizione verso gli Stati uniti del regista. Alain Duhamel, commentatore politico francese riassume questo gap con una semplice affermazione: "Esiste una Francia parigina e una Francia francese".Il regista franco polacco, 76 anni, è stato fermatosabato scorso, dopo essere entrato in Svizzera, in seguito a un mandato d'arresto internazionale spiccato dagli Stati Uniti relativamente a una vicenda che risale al 1978, lo stupro di una tredicenne. Il regista, che doveva ricevere un premio alla carriera al Zurich Film Festival, non mette piede negli Stati Uniti da 30 anni.

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