Università/ Cosa cambia: meno fondi, più mirati, stretta concorsi

Università/ Cosa cambia: meno fondi, più mirati, stretta concorsi Poi parziale blocco turn over: penalizzati atenei poco virtuosi

Roma, 23 set. (Apcom) - Taglio dei fondi e blocco delle assunzione per gli atenei meno produttivi,`stretta' nella formazione delle commissioni per selezionare i nuovi prof e ricercatori, carriera bloccata e scatti stipendiali ridotti per quelli che non produrranno pubblicazioni scientifiche, assunzioni dirette dei docenti super-esperti: sono queste le novità più rilevanti contenute nella riforma dell'università la cui approvazione definitiva è stata annunciata dal premier, Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi.Il riferimento del presidente del Consiglio al merito ("Intendiamo portare la meritocrazia - ha detto Berlusconi - al centro del sistema accademico") riguarda una serie di restrizioni e di incentivi che lo Stato applicherà ai 38 atenei italiani in base ad una serie di parametri di giudizio standardizzati. A tal fine il Miur ha già presentato, alcune settimane fa, una graduatoria da dove si evince che la maggiore `produttività', scientifica e culturale, delle nostre università è quella realizzata all'interno dei Politecnici.In base al nuovo regolamento sono tre i parametri base su cui si basa il grado di qualità delle università: la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche.Gli atenei più virtuosi potranno, in tal modo, avere accesso alla fondi ministeriali; viceversa per quelli che chiuderanno i bilanci annuali in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti e delle assunzioni.Penalizzando le università peggiori il governo potrà anche attuare il parziale blocco del turn over, la riduzione dei finanziamenti e la graduale trasformazione degli atenei in fondazioni private: tutti provvedimenti, fortemente contestati lo scorso anno dagli studenti dell'Onda e da una buona fetta dei docenti accademici, già contenuti nella legge 133 del 2008 e che hanno trovato spazio nel ddl Senato 1197 convertito in legge il 10 novembre 2008 (n. 180).

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