Immigrati, Ue chiede spiegazioni,Maroni: Avanti con respingimenti
Roma, 1 set. (Apcom) - L'Unione Europea prenderà informazioni,
l'Onu già condanna il comportamento dell'Italia: il respingimento
del gommone con i 75 somali mette la politica di contrasto
all'immigrazione del governo italiano sotto la lente degli
organismi internazionali, e scatena in Italia altre polemiche.
Minimizza il ministro dell'Interno Roberto Maroni, secondo il
quale la richiesta di informazioni da parte di Bruxelles è
"prassi normale", e ribadisce la linea del rigore: "I
respingimenti continueranno". Ma la portavoce dell'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura
Boldrini, denuncia: "Nonostante fossero ancora a bordo della
motovedetta italiana e quindi in territorio italiano, ai somali
non è stata data la possibilità di fare richiesta di asilo".
Per vederci chiaro, la Commissione europea "invierà una
richiesta di informazioni ai due paesi interessati, Italia e
Malta, per poter valutare la situazione", riferisce a
Bruxelles un portavoce dell'Esecutivo comunitario, Dennis Abbott.
Che ricorda come "qualunque essere umano ha diritto
di sottoporre una domanda che gli riconosca lo statuto di
rifugiato o la protezione internazionale". Sull'argomento era già
intervenuto il 15 luglio scorso il commissario alla Giustizia,
libertà e sicurezza, Jacques Barrot: "Gli Stati devono astenersi
dal respingere una persona (direttamente o indirettamente)
laddove potrebbe correre un rischio reale di essere sottoposta a
tortura o a pene o trattamenti inumani o degradanti. Inoltre -
continuava il testo di Barrot - gli Stati non possono respingere
dei rifugiati alle frontiere dei territori in cui la loro vita o
la loro libertà potrebbe essere minacciata a causa della loro
razza, religione, nazionalità, affiliazione a un gruppo sociale
particolare, o della loro opinione politica".
Proprio quando, a giudizio di Laura Boldrini, è avvenuto sul
gommone intercettato delle motovedette italiane: "Sono stati
respinti donne e bambini somali che hanno chiesto di poter fare
domanda d'asilo, implorando di non essere rimandati in Libia. Ma,
nonostante fossero ancora a bordo della motovedetta italiana e
quindi in territorio italiano, non gli è stata data la
possibilità di fare richiesta di asilo. E sono stati rimandati
indietro. Di fatto, gli è stato negato un diritto riconosciuto
dalle convenzioni internazionali e questo è molto grave". Nè è
semplice fare domanda di asilo dai campi in territorio libico:
"La Libia - spiega Boldrini - non riconosce, formalmente, l'Alto
Commissariato, non ha firmato la Convenzione di Ginevra, non ha
una legge d'asilo".
Di diverso avviso il ministro Maroni, secondo il quale in Libia
"se qualcuno di questi avrà i requisiti per chiedere asilo
politico potrà farlo. Chi dice che non rispettiamo le norme
internazionali è in malafede". Per l'esponente leghista, dunque,
"abbiamo rispettato e continueremo a rispettare tutte le norme
internazionali e i trattati. Lo abbiamo fatto finora e anche in
questo caso. Spiace solo che alcuni giornali abbiano scritto che
si tratterebbe di 70 rifugiati somali invece si tratta di 70
clandestini che hanno cercato di approdare illegalmente sulle
coste italiane la cui nazionale è da accertare". Dire che si
tratta di rifugiati, secondo Maroni è "fare propaganda politica".
La linea del governo dunque non cambia, nè Maroni concede spazio
alla possibilità di una regolarizzazione per
altre tipologie di lavoro simile a quella per colf e badanti".
Quanto alla situazione nei Cie, "non c'è nessuna emergenza nè
particolare preoccupazione".
Contro la Boldrini si scagliano invece i capigruppo Pdl di Senato
e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. Per il
presidente dei senatori, si tratta di una "aggressione politica e
faziosa" all'Italia, mentre per il presidente dei deputati
"l'Unhcr non è all'altezza del suo delicato compito". Parere
opposto da Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che
denuncia come "l'Italia viola le norme internazionali in
materia di asilo politico", adottando una "pratica disumana" come
i respingimenti che spinge anche l'Onu a "chiedere
spiegazioni".
Rea