Rom/ A Torino un "muro" divide serbi e bosniaci

Rom/ A Torino un "muro" divide serbi e bosniaci La Stampa: La difficile convivenza in un campo nomadi

Roma, 26 ott. (Apcom-Nuova Europa) - Odii balcanici, trasferiti nell'italianissima Torino. Da una parte i serbi, cristiani. Dall'altra i bosniaci, musulmani. In mezzo una cancellata di ferro a rappresentare un muro di odio che divide i 260 dexikanè (serbi) e i 150 khorakhanè (bosniaci), costretti a condividere il campo nomadi di Strada dell'Aeroporto nel capoluogo piemontese. La storia è stata raccontata oggi dal quotidiano cittadino, la Stampa.A pagare le tensioni e l'odio, soprattutto i bambini. "Quelli di là sono sporchi, hanno il moccio al naso. Serbi e bosniaci non si devono mischiare", afferma Patrick Georgevic, serbo venticinquenne. "Si comprano - continua - auto da trentamila euro e mandano i figli lerci a a scuola. Sono degli schifosi. Non devono salire sullo stesso pulmino dei nostri figli". Dalla parte bosniaca difendono i propri figli. "Prendono botte, insulti razzisti. Non si può essere trattati così", dicono le mamme musulmane.Il pulmino è una delle ragioni dell'odio. Ce n'è solo uno e spesso, racconta l'autista, è teatro di risse e di brutti episodi. "Loro non ci lasciano vivere - dice la bosniaca Maria Salkanovic -, si sfogano sui nostri figli. Dicono che puzzano, che sono brutti. E allora qui siamo tutti d'accordo: vogliamo un pulmino solo per la nostra etnia, un pulmino per i musulmani".Gli odii sono antichi, ma secondo Carla Osella delll'Aizo (Associazione italiana zingari oggi) i conflitti degli anni '90 c'entrano poco con le tensioni di oggi. "Non credo - spiega - che c'entrino le vecchie divisioni, quanto le nuove tensioni che si sono create al campo. Forse mancano figure carismatiche di riferimento, qualcuno che sappia tenere a bada le rivalità".

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