Islam/ No a minareti preoccupa Vaticano, Lega cavalca referendum

Islam/ No a minareti preoccupa Vaticano, Lega cavalca referendum Croce sul Tricolore?Frattini prima apre poi frena.Ronchi:fesseria

Roma, 30 nov. (Apcom) - Mentre dilaga dalla Ue al Vaticano la preoccupazione per il 'no' degli svizzeri alla costruzione di nuovi minareti, in Italia fa discutere la proposta del leghista Roberto Castelli di inserire una croce nel Tricolore: il ministro degli Esteri, Franco Frattini, prima la definisce "suggestiva" poi, come gran parte della maggioranza, Roberto Calderoli compreso, frena. E' unanime nel Carroccio, tuttavia, la soddisfazione per il risultato del referendum elvetico tanto che la Lega propone di farne uno anche nel nostro Paese.Il Vaticano condivide le preoccupazioni dei vescovi svizzeri, dice monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti. In un comunicato diffuso in risposta all'esito delle urne, i presuli elvetici avevano definito il bando "un ostacolo e una grande sfida sul cammino dell'integrazione nel dialogo e nel rispetto reciproco". Per i vescovi svizzeri, il sì al referendum "aumenta i problemi di coabitazione tra le religioni e le culture" e non aiuterà "i cristiani perseguitati e oppressi nei Paesi islamici", anzi "diminuisce la credibilità del loro impegno in quei Paesi"."Guardiamo con preoccupazione a messaggi di diffidenza e addirittura di proibizione verso un'altra religione come quella islamica", dice Frattini secondo il quale bisogna rifarsi alle ultime scelte del Consiglio europeo a favore della "libertà di tutte le religioni". E' "suggestiva" invece per il titolare della Farnesina la proposta di Castelli di mettere la croce nella bandiera italiana. "Noi per ora - afferma - vogliamo difendere il diritto a tenere il crocifisso nelle nostre classi, poi vediamo se si può fare di più. Ci sono nove Paesi europei che hanno il crocifisso nella loro bandiera è una proposta assolutamente normale".Frattini "faccia pace con se stesso", dice Roberta Pinotti del Pd. "La proposta di Castelli di aggiungere il crocifisso al tricolore non nasce certo da un tranquillo dibattito culturale, ma solo dalla necessità di mostrarsi più estremisti degli svizzeri nel difendersi dalle tradizioni religiose delle persone immigrate. Gli consiglierei dunque di riflettere di più su questioni complesse". Bocciano l'idea di Castelli anche l'Udc ("Chi ha sempre vilipeso la nostra bandiera oggi non può usarla per fare nuove crociate", dice il segretario Lorenzo Cesa), e l'Idv ("E' semplicemente ridicola e viene da chi la bandiera italiana voleva bruciarla", afferma Massimo Donadi).La bocciatura più sonora a Castelli tuttavia arriva dalla maggioranza: "La proposta della Lega sulla croce è una fesseria: il Tricolore è un simbolo che non può essere toccato, ha una tradizione e una attualità immensa, deve essere bianco, rosso e verde e basta", dichiara il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi. E anche la fondazione FareFuturo di Gianfranco Fini osserva: "Che la Lega parli del tricolore in chiave positiva è di per sé una notizia. Ma basta poco per capire il trucco e per comprendere che si tratta in fondo della solita provocazione". Perentorio il giudizio di Calderoli: "Mi spiace per Castelli e per la sua proposta, ma devo ricordare che nella nostra bandiera, quella lombarda, la croce c`è già ed è quella rossa in campo bianco, la croce di san Giorgio, emblema della bandiera con cui Milano e gli altri comuni lombardi sconfissero il Barbarossa nella storica battaglia di Legnano del 1176...".Ma sulla consultazione popolare svizzera il ministro della Semplificazione normativa suggerisce di prendere esempio dalla confederazione elvetica: "Bisogna considerare l'opportunità di inserire anche nella nostra Costituzione un referendum, sul modello di quello svizzero, che oggi non è previsto nella nostra Carta e che rappresenta un vero e proprio strumento di democrazia". Ancora più diretto l'europarlamentare leghista Mario Borghezio: "E' urgentissimo lanciare un referendum in Italia: moschee sì, moschee no". Anche il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, promuove il referendum sottolineando: "E' utile sempre ascoltare in democrazia ciò che vuole il popolo e non ciò che vogliono le elite più o meno illuminate".

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