Alimenti/ Un italiano su 5 ha problemi economici con la spesa

Alimenti/ Un italiano su 5 ha problemi economici con la spesa A -27,3% i prodotti abituali; spesa media a settimana di 80 euro

Roma, 26 nov. (Apcom) - Un italiano su cinque ha problemi economici con la spesa alimentare a causa della crisi (22,8%). Percentuale superiore di 15 punti rispetto alla medesima tendenza rilevata un anno fa. Lo rileva l'indagine Format-Salute/la Repubblica, presentata oggi a Roma, nel corso della quinta edizione del convegno Alimentazione e salute organizzato da Somedia, che evidenzia l'impatto della crisi sulla capacità degli italiani di far fronte alle proprie esigenze di vita quotidiana.Sempre più italiani, secondo quanto si legge nello studio, scelgono di fare colazione, pranzare e cenare in casa, limitando al massimo bar e ristoranti per risparmiare. Solo il 20% circa degli italiani, si legge nel rapporto, consuma per svago la cena in un locale pubblico una volta la settimana. Il 40% lo fa una volta al mese. Il restante 40% non si reca mai o quasi mai a cenare fuori.Sette italiani ogni dieci tengono conto del prezzo scegliendo che cosa e quanto mangiare. E tendono a sacrificare le proprie preferenze in fatto di alimentazione in nome del portafoglio. L'attenzione al prezzo, a causa della crisi, sembra incidere più sui giovanissimi, sui giovani e sulle famiglie che risentono spesso anche della precarietà del lavoro.La spesa media settimanale si aggira intorno agli 80 euro. Anche se gli uomini spendono di più delle donne. Le contromisure adottate dagli italiani facendo la spesa, per fronteggiare la crisi negli ultimi dodici mesi, sono state in prevalenza due. Fare la spesa in punti di vendita meno costosi come i discount (38,7%). E diminuire la quantità dei prodotti comprati abitualmente (27,3%).Cambiano i consumi. Si comprano più cibi di base, come riso e pasta a scapito degli alimenti più costosi. Diminuiscono infatti rispetto a 12 mesi fa i consumi di alimenti arricchiti (-44,8%), dolcificanti alternativi (-26,4%) e quelli di latte (-26,3%), vino (-25,8%), pesce (-20%), carne (- 11,6%). Salgono al contrario i consumi di riso (+12,3%), pasta (+8%) e olio d'oliva (+6,8%)."Mangiar sano oggi non è sempre possibile", dice Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umana all'Università Cattolica di Piacenza. "Mentre prima costava molto il cibo ottimo, oggi costa molto anche quello mediocre. E' necessario ritornare alla filosofia del chilometri zero, della filiera corta, del cibo acquistato dal contadino o dall'allevatore vicino a casa, e riattivare piccoli supermercati di vicinato, magari delle stesse catene degli hard-discount (per non creare conflitti economici) che permettano alle persone di fare la spesa ogni 2 giorni piuttosto che ogni 15 giorni con conseguente spreco di cibo, che va a finire nei rifiuti organici".

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