Meredith/ Sollecito: se non ci fosse la mia famiglia sarei morto

Meredith/ Sollecito: se non ci fosse la mia famiglia sarei morto "Gli inquirenti sbagliano. Sogno il giorno dell'assoluzione "

Roma, 22 nov. (Apcom) - "Rudy e Amanda assolti. L'incubo finisce qui". Questo è il titolo che mi sono immaginato per il giorno dopo la sentenza". Raffaele Sollecito rivela in esclusiva a Gente, in edicola dal 23 novembre, le sue paure e le suesperanze a pochi giorni dal verdetto nel processo che lo vede imputato per l'omicidio di Meredith Kercher. "Il senso di questa di storia - dice Sollecito - sta nel fatto che gli inquirenti si sono fatti un'idea sbagliata fin dagli inizi. Se Rudy Guede fosse stato arrestato prima di me, di Amanda e di Patrick Lumumba, non avreste conosciuto né me, né Amanda, né Patrick Lumumba".Del carcere Sollecito dice: "Sono psicologicamente distrutto, avvilito, stanco. Se io non avessi una famiglia alle spalle a quest'ora mi avreste trovato sotto terra". E dei giornali: "I media hanno descritto Amanda come una Venere, una donna capace di conquiste repentine perverse. Nulladi tutto questo. E' unaragazza semplice. carina ma assolutamente normale. A volte invece pecca di ingenuità. ma la cosa che mi ha dato più fastidio è quando hanno attaccato la mia famiglia. Non è giusto, non fanno niente di male o di sbagliato se mi difendono".Entra anche nello specifico del processo: "Io Guede non l'ho mai conosciuto, l'ho visto una volta in tribunale. E nessuna delle orme o impronte di piede scarpa rinvenute, impressa su presunta sostanza genetica, mi appartiene, semplicemente perché la mattina del 2 novembre 2007 avevo scarpe che non sono Nike e non sono andato in giro a piedi nudi per la casa".

© RIPRODUZIONE RISERVATA