Seehofer vuole lasciare, rottura con Merkel sui migranti

BERLINO  - Angela Merkel, dal suo punto di vista, "non si è mossa di un centimetro", e oggi Horst Seehofer ha deciso per lo strappo, arrivando a offrire le dimissioni, da ministro dell'Interno e da presidente del partito. La notizia trapela in tarda serata attraverso la Dpa da una drammatica seduta di presidio dei cristiano-sociali, in corso a Monaco da oltre sette ore. Il capogruppo dei cristiano-sociali nel Bundestag, Alexander Dobrindt, avrebbe però subito respinto il passo indietro, affermando: "Così non posso accettarlo".

 

 

Intanto, riuniti a Berlino da questo pomeriggio, i cristiano-democratici fanno scudo alla cancelliera: il partito sostiene la linea europea di Angela Merkel, respingimenti unilaterali dei migranti sarebbero la strada sbagliata. L'escalation della crisi di governo era iniziata nel primo pomeriggio, quando Seehofer ha fatto sapere di ritenere insufficienti gli esiti del vertice Ue sulle politiche per l'asilo. Spalleggiato dal partito, il falco bavarese insiste sui respingimenti immediati al confine, sui quali la cancelliera non ha trovato un accordo proprio coi Paesi più importanti, ha rimarcato coi suoi. Il che vuole dire con l'Italia e l'Austria, ad esempio. Un nodo su cui è tornata oggi anche la cancelliera, dicendo alla ZDF che un accordo con Roma "per ora non era possibile, il primo ministro italiano ha spiegato che l'Italia si è sentita piantata in asso da molti, per anni".

 

 

Ma il dialogo resta. Per la cancelliera "è chiaro che l'Ue è lenta, il problema non è certamente risolto c'è ancora molto lavoro, ma io voglio che l'Europa sia tenuta insieme", ha chiarito una volta per tutte. La questione dei migranti "può dividere l'Europa" e lei è "disposta a combattere" perché non accada. La giornata è stata scandita dall'attesa: una dichiarazione di Seehofer annunciata per le 18, è slittata di ora in ora per il prolungarsi della riunione del partito. E successivamente dovrebbe tornare a pronunciarsi anche Frau Angela. Tutto sembra volgere al peggio ma ogni previsione sembra azzardata e la domenica della resa dei conti è stata scandita da voci contrapposte: le dimissioni di Seehofer potrebbero essere effettive, o preludere a una dinamica interna nella Csu per ostinarsi sulle rivendicazioni nei confronti della cancelliera, magari anche alla ricerca di un nuovo compromesso. Certo è che se Seehofer restasse e annunciasse i respingimenti Merkel sarebbe costretta a licenziarlo (aprendo di fatto la crisi di governo).

 

 

Nell'intervista estiva della Merkel alla Zdf, registrata alle 14, la precarietà della situazione è apparsa chiara già alle prime risposte: alla fine di questa giornata ci sarà ancora un governo e l'Unione sarà ancora insieme, ha chiesto la conduttrice? Le reazione è stata a dir poco prudente: "Farò ogni sforzo perché vi siano dei risultati nella Cdu e nella Csu", ha affermato tirando in ballo la "responsabilità per il Paese". In un altro passaggio, poi, Merkel è stata ben più netta: "Tutti percepiscono che ci sia molto in gioco, e chiunque sa che la situazione è seria". Frase, quest'ultima, ribadita anche in serata davanti ai suoi della Cdu. "Io vorrei che l'Unione continuasse a lavorare insieme, è una storia di successo per la Germania, insieme siamo molto forti", ha chiarito ancora una volta. "Per me però è anche importante che non vi siano misure unilaterali, non concordate e sulle spalle di terzi". La cancelliera ha anche ribadito che dal suo punto di vista il pacchetto uscito da Bruxelles fornisca "nel suo complesso una risposta equivalente" alle rivendicazioni del ministro Seehofer.

 

 

 

Ma è su questo che, subito dopo la divulgazione delle anticipazioni dell'intervista, il ministro bavarese ha fatto filtrare le prime risposte negative: lui non ritiene che gli esiti del summit costituiscano "una risposta equivalente", avrebbe detto nel corso della riunione di presidio dei cristiano-sociali a Monaco.

 

 

 

C'è una questione di credibilità, personale e del partito, sul tavolo in Baviera, in queste ore, dove la Csu è ossessionata dalla prospettiva di perdere la maggioranza assoluta alle amministrative del prossimo ottobre in Baviera, dopo il trauma di quel 38% ottenuto alle federali di settembre. Per evitarlo, inseguono la destra di Afd sul terreno della tolleranza zero sui profughi. Una linea che però fino ad ora non sembrerebbe pagare: i sondaggi mostrano che proprio in Baviera è la popolarità della Merkel a crescere. Cosa accadrebbe se forzassero davvero la mano? La cancelliera potrebbe anche cercare nuovi alleati, e i Verdi, indignati dal comportamento dell'Unione, si sono detti comunque disposti ai colloqui.

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