Decade l'obbligo di visto per l'ingresso nell'area Schengen per i cittadini kosovari

PRISTINA - Il tanto atteso regime di liberalizzazione dei visti dell'Unione Europea, che consente ai cittadini del Kosovo di recarsi nella zona senza frontiere dell'Europa senza visto, è entrato in vigore alla mezzanotte di lunedì 1 gennaio. Il nuovo regime consente ai kosovari di entrare nella zona Schengen senza passaporto e senza visto per un periodo massimo di 90 giorni su un periodo di 180 giorni.

La riforma è percepita a Pristina come un altro passo verso il pieno riconoscimento politico e una spinta per l'ambizione di adesione all'Ue dopo la proclamazione di indipendenza del 2008. Le ambasciate europee a Pristina, in particolare quelle esposte a forti pressioni per il rilascio dei visti, come il consolato tedesco, si erano preparate per il no visa D-Day.

Lo stesso ambasciatore tedesco Jorn Rohde ha rilasciato gli ultimi visti ai kosovari pochi giorni fa sottolineando che l'era dei visti si stava "finalmente chiudendo". Ha inoltre invitato i kosovari a visitare il suo Paese in occasione dei campionati europei di calcio di quest'estate. 

Il Kosovo, 1,8 milioni di abitanti, è stato l'ultimo dei sei Paesi dei Balcani occidentali a ricevere l'esenzione. Negli ultimi due mesi il governo di Pristina ha condotto una campagna per esortare i cittadini a non abusare della libertà di viaggio cercando lavoro nell'Ue. Il primo ministro Albin Kurti ha guidato la campagna viaggiando in tutto il Paese per spiegare i vantaggi del nuovo regime. "Questo giorno è importante: si sta rimuovendo una grande ingiustizia e si sta conquistando un grande diritto", ha detto all'aeroporto di Pristina rivolgendosi ai 20 vincitori di un quiz indetto per sensibilizzare sull'evento prima che i cittadini premiati partissero per Vienna.

Il primo ministro ha esortato i kosovari "a rispettare i criteri" senza dimenticare "che la nostra casa è il Kosovo". Il suo vice responsabile dell'integrazione europea, Besnik Bislimi, ha ricordato che l'abuso del regime potrebbe portare l'Ue ad adottare misure restrittive "dannose per l'intero Paese". C'è chi teme un impoverimento di forza lavoro. Secondo l'istituto Riinvest di Pristina, quest'anno circa il 18% dei dipendenti del settore privato lascerà il proprio lavoro e cercherà di emigrare.

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