Croazia: Plenkovic, puntiamo a Eurozona nel 2024

Zagabria entro i prossimi 3 anni, prima di assumere la presidenza dell'Ue nel 2020, cercherà di diventare parte del meccanismo di cambio europeo. Il primo ministro a Bruxelles usa parole distensive su Serbia e Slovenia.

(ANSA) - BRUXELLES, 14 FEB - "Siamo molto cauti nel dare date esatte, ma ambiamo a diventare parte della zona euro entro la fine del mandato del prossimo governo, nel 2024". Lo ha detto oggi ai giornalisti a Bruxelles il primo ministro croato Andrej Plenkovic. Zagabria sta lavorando per farsi trovare pronta "nel 2023-2024", ha puntualizzato il premier. Entro i prossimi tre anni, prima che il paese assuma la presidenza dell'Unione europea nel 2020, "vorremmo diventare parte del meccanismo di cambio europeo".

 

Tutti i dati macroeconomici indicano che l'ingresso del Paese nell'eurozona non comporta rischi, assicura Plenkovic. "I risparmi croati sono perlopiù in euro e nelle mani di banche che, per oltre il 90%, sono di proprietà di gruppi bancari di altri Paesi dell'Ue - ha spiegato -, il pil cresce a un ritmo del 3%, mentre la disoccupazione è notevolmente diminuita e il tasso di occupazione aumentato, stiamo migliorando anche sulla produzione industriale, l'export e il turismo". Da vincere è però anche lo scetticismo dell'opposizione e di una parte di popolazione: dallo scorso ottobre, il governo e la Banca centrale croata sono impegnati insieme in una campagna nazionale a favore dell'euro, per "demifisticare la classica mitologia negativa in questo contesto e spiegare il perché l'adozione dell'euro porterebbe benefici ai cittadini e alle imprese croate", ha evidenziato il primo ministro.

 

Plenkovic in giornata ha incontrato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker; al centro dei colloqui, anche il ruolo della Croazia nella regione dei Balcani occidentali. Se nel 2025 la Serbia "avrà soddisfatto tutti i criteri" richiesti dall'Unione europea per diventare uno Stato membro, "saremo molto felici di accoglierla", ha detto il primo ministro croato durante un incontro con la stampa. "Non abbiamo alcuna riserva e saremo molto felici di accogliere tutti i nostri vicini" dei Balcani occidentali, "non solo la Serbia". Plenkovic ha quindi definito "positiva" la visita del presidente serbo Aleksandar Vucic a Zagabria nei giorni scorsi. "L'ingresso di Belgrado è un'opportunità per la cooperazione nella regione", ha evidenziato, ricordando che la Serbia rappresenta il quarto paese di destinazione per gli investimenti croati. Sulla strada dell'allargamento dell'Unione ai Balcani occidentali - legittimata dalla strategia presentata da Bruxelles la scorsa settimana -, Zagabria considera "prioritario" l'avanzamento della Bosnia-Erzegovina, "non solo per motivi geo-politici, ma anche storici", ha evidenziato Plenkovic. "Nel 2018 è arrivato il tempo per la nostra generazione di leader politici di risolvere i problemi che ci dividono e di fare tutto ciò che possiamo anche per i diritti delle minoranze".

 

Sul fronte della disputa con Lubiana, invece, Zagabria è pronta "a offrire alla Slovenia un protocollo che può definire la frontiera terrestre, delimitare la frontiera marittima, definire il regime di navigazione e stabilire la commissione che dovrebbe trovare in modo molto preciso la soluzione" al contenzioso sul confine nella Baia di Pirano, parte del Golfo di Trieste, come anche di alcuni tratti della frontiera terrestre, che pesa sui rapporti tra le due ex repubbliche jugoslave. Croazia e Slovenia si trovano "in una situazione tale da avere bisogno di un po' flessibilità, sia nella posizione di Lubiana che in quella di Zagabria", ha sottolineato Plenkovic. "Siamo pronti a negoziare con i nostri amici sloveni e se c'è un buon consiglio dalla Commissione europea siamo pronti ad ascoltarlo", ha aggiunto, evidenziando però che il contenzioso "non dovrebbe diventare un problema dell'Ue". Zagabria vorrebbe trovare "un compromesso bilaterale", mentre Lubiana insiste sulla piena e incondizionata applicazione del verdetto dell'arbitrato internazionale, rigettato dal parlamento croato. La guerra di multe reciproche ai pescatori dei due Paesi iniziata a gennaio "non è una buona direzione e può solo condurci in cattive acque", ha quindi ammonito Plenkovic, invitando ad "astenersi da qualsiasi azione unilaterale".

 

 

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