Nesta, “nipote d’arte”
e artigiano del cross

L’esterno classe 2000 ha segnato un gol fondamentale contro il Trento, ma tiene i piedi per terra. «Nasco ala, adattato terzino. Dove mi trovo meglio? Come quinto di centrocampo. E Ganz mi dà una grossa mano».

Gian Marco Nesta, esterno bluceleste classe 2000, si è ripreso il posto da titolare. Dopo la parentesi con la “sua” Ternana, il ritorno in bluceleste è stato un crescendo di prestazioni positive e ora è arrivato anche il primo gol da professionista. «Penso che quando mi si chiama in causa devo solo farmi trovare pronto. A parte il mio gol, abbiamo fatto una bella prestazione, sofferta, ma alla fine l’abbiamo portata a casa. E non è importante chi gioca, ma quel che mette in campo».

In questo senso tutti i blucelesti danno il massimo. Si vede che è un gruppo unito, fortificato dai risultati: «Sicuramente c’è un bel clima. Veniamo da un’ottima striscia positiva e si respira anche nello spogliatoio una bella atmosfera. Speriamo di riuscire a continuare così fino alla fine e speriamo di arrivare ai play-off al meglio possibile. Il quinto posto? Sarebbe una gran cosa».

Già perché permetterebbe di saltare un turno dei play-off di girone, e di giocare il secondo in casa. Insomma, sarebbe un’ulteriore occasione per Nesta & C. di mettersi in mostra.

Ma sulla strada per i play-off c’è il Sudtirol capolista: «È una partita molto difficile, che si prepara da sola, per certi versi. Credo sia la squadra che ha subito meno gol in tutti i campionati professionistici europei. Giocheremo con il coltello tra i denti come sempre e poi vedremo come sarà andata».

Ma è un terzino o un’ala, Nesta? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui: «Io nasco come esterno offensivo. Ma tre anni fa il mio mister, Gallo di Terni, mi ha adattato a terzino. Devo migliorare tantissimo in fase difensiva, ma come quinto di centrocampo mi trovo benissimo. Dietro, sabato abbiamo giocato a tre dietro e fare il quinto mi è piaciuto. Lo rifaremo? Non lo so. Mi piace solo giocare: da terzino, da quinto o da esterno offensivo per me è uguale».

Con Ganz mettere quei cross è necessario. «Lui ha fatto un girone di ritorno devastante. E mi dà una mano enorme: mi dice come mettere il cross, come dosarlo, come liberarsi per farlo. Lui la butta sempre dentro, ma ha bisogno dei cross dalle fasce. E questo mi stimola un po’ di più perché lui mi insegna molto. So come affrontare l’azione quando vado sul fondo».

L’esempio viene dal gol contro il Trento: finto cross, rientro sul sinistro e tiro nel sette sul secondo palo. Una meraviglia. «Dopo l’Albinoleffe il mister mi ha detto che ho fatto tre o quattro volte la stessa finta, ovvero quella di andare sul fondo. E dopo due o tre volte l’avversario ti studia e prende le contromisure, mandandoti sempre sull’esterno. In settimana con il mister e Malgrati abbiamo provato altre cose. Tipo andare dentro al campo e mettere in mezzo la palla. Sabato sono rientrato e poi ho tirato: pur non essendo il mio piede, il sinistro, è uscito davvero un bel gol».

Intanto la banda dei “Monelli” bluceleste è sempre più affiatata: «La maggior parte dei giorni siamo sempre insieme. Dentro e fuori dal campo. Specialmente con Capoferri. Poi con Masini. Ma vado d’accordo davvero con tutti. E ho fatto amicizia anche con tutti i giovani nuovi. Stiamo bene insieme, anche come amici e non solo come compagni di squadra».

E zio Alessandro Nesta? Che dice? «Lui vive a Miami per cui non mi può mai venire a vedere. L’ho visto quest’estate. Lui mi segue e mi rivede in televisione. Ma quando torna in Italia, preferiamo parlare d’altro, non sempre di calcio».

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