Leucemia mieloide
Imatinib funziona

Monza - Imatinib salva la vita in due casi su tre: sono questi i risultati dello studio a lungo termine eseguiti dello staff di Carlo Gambacorti Passerini, al San Gerardo, relativi all'utilizzo del rivoluzionario farmaco contro la leucemia mieloide cronica, medicinale che proprio a Monza è stato sviluppato. I dati sono quelli presentati a New Orleans e relativi ai primi cinque anni di analisi sui dieci previsti.

«Meno di un terzo delle morti osservate è dovuta a progressione della Lmc, mentre due terzi sono dovute a cause diverse, testimonianza questa della sostanziale riduzione di mortalità ottenuta con Imatinib. Questo fatto è rispecchiato dal fatto che la mortalità globale in questo gruppo di pazienti è simile a quella attesa nella poplazione generale» ha detto Mariagrazia Valsecchi, responsabile dell'analisi statistica dello studio condotto all'unità di ricerca clinica del san Gerardo, appartenente all'unità di ematologia diretta da Enrico Pogliani.

Sui quasi mille pazienti coinvolti non sono stati rilevati nuovi effetti collaterali, «anche se devono continuare a essere monitorati in quanto si sono osservate alcune anomalie genetiche non relate alla Lmc anche dopo oltre cinque anni di trattamento. In particolare non è stato osservato per ora un aumento di secondi tumori come alcune segnalazioni avevano suggerito». «Lo studio ha poi un significato potenzialmente importante anche ai fini dell'economia sanitaria - prosegue l'équipe di Gambacorti Passerini - Una parte di questi pazienti non mostra più alcun segno di malattia ma ciononostante continua per sicurezza ad assumere Imatinib». Lo studio Ilte ha anche sviluppato un nuovo tests in grado di abbassare la sensibilità di quelli esistenti di dieci-cento volte.

«In questo modo - afferma Giuseppe Saglio, responsabile dello sviluppo del nuovo test - è possibile testare i pazienti negativi con i test convenzionali e discutere con quelli che risulteranno negativi anche al nuovo test la possibilità di sospendere la terapia». «I risultati sono stati ottenuti solo integrando appieno ricerca in laboratorio e ricerca clinica - spiega Gambacorti Passerini - come l'ospedale può fare grazie alla presenza della facoltà di medicina della Milano Bicocca.»
Rosella Redaelli

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