“Sessantotto, cani sciolti”, la rivoluzione dei ragazzi a fumetti

Per i 50 anni dell’anniversario della “rivoluzione” degli studenti, arriva in libreria un fumetto su quegli eventi

Al cinquantesimo anniversario dei moti studenteschi del ’68, che cade quest’anno, esce in libreria “Sessantotto, cani sciolti”, ultimo lavoro di Gianfranco Manfredi, 70 anni, e primo fumetto firmato Bonelli che si inserisce nella storia italiana recente. La narrazione seguirà la quotidianità di sei giovani collocati in quel periodo, e come quest’ultimo li cambierà profondamente.

Anni dopo, tra loro si saranno create sostanziali differenze, rimarrà invece invariato il loro forte legame; il ’68 fu un anno di profondi cambiamenti sociali e culturali e il gruppo, dopo aver vissuto sulla propria pelle questa realtà, rimarrà psicologicamente fortemente connesso.

Gianfranco Manfredi, autore del libro sul Sessantotto, ha ben chiari questi concetti.

Manfredi, come si è avvicinato al mondo del fumetto?

Lavoravo con mio fratello nella redazione di “Re Nudo”, giornale underground e di controcultura. Decidevamo cosa pubblicare, qui ho avuto modo di conoscere molti disegnatori e illustratori; e anche quando mi sono dedicato alla mia carriera musicale, si era creato un rapporto stretto con l’immagine e l’illustrazione.

Il suo ultimo fumetto, “Sessantotto, cani sciolti” è ambientato, come dice il titolo, negli anni della contestazione. Come visse lei questo periodo?

Ho scelto di raccontare la storia di ragazzi principalmente dell’università Statale e della Cattolica, questo perché quegli ambienti io li vissi in prima persona. Io c’ero durate gli eventi clou del movimento. In ogni caso, i personaggi viaggeranno su una linea temporale che arriva circa fino agli anni ’90.

A che target si rivolge il suo lavoro?

Non c’è un target. Io ho parlato della situazione dei giovani durante quel momento, ma anche della condizione giovanile comune ad ogni epoca. Il mio libro è rivolto a tutti, per chi ha voglia di leggerlo.

Ha dato più importanza all’evoluzione dei personaggi o allo sfondo storico?

Lo sfondo storico non è uno sfondo; ciò che succedeva ci pioveva addosso. A prescindere dall’aver partecipato direttamente o no, il ’68 ebbe un impatto notevole sulla vita di tutti e ci cambiò a fondo, e questo si rispecchia nell’evoluzione dei personaggi.

(Su La Provincia in edicola il 22 maggio l’intera intervista all’autore del fumetto

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