Cous Cous Fest, un viaggio
fra gastronomia e integrazione

Si è chiusa a San Vito lo Capo, con un bilancio di 200 mila visitatori la dodicesima edizione del Cous Cous Fest, il festival internazionale dell'integrazione culturale, organizzato dal Comune di San Vito Lo Capo in collaborazione, da oltre dieci anni, con l'agenzia di comunicazione Feedback. Anche quest'anno, approfittando del volo diretto Orio-Trapani, erano tanti i bergamaschi che hanno partecipato alla kermesse che si è sviluppata nell'arco di un'intera settimana e che oltre alla gara, ha visto un susseguirsi di eventi, dai concerti ai convegni, dalle degustazioni ai simposii, fino alle occasioni di fratellanza e solidarietà tra i popoli.

La gara per il miglior piatto è stata vinta dall'Italia, con una ricetta di cous cous di pesce con finocchietto selvatico e medaglione di mostella, premiando gli chef sanvitesi Giuseppe Favaloro e Vincenzo Caradonna, insieme al torinese Enrico Bricarello, primeggiando tra gli altri sette paesi partecipanti alla competizione, Costa d'Avorio, Francia, Marocco, Palestina, Senegal, Tunisia e Israele. Secondo il giudizio di dieci giornalisti ed esperti internazionali, il piatto italiano è stato apprezzato, come si legge nella motivazione, per la “semplicità, la linearità e un'esecuzione che ha rispettato al meglio terra, territorio e tradizione. Al Senegal, rappresentato da due donne chef, Ba Diatou e Fatou Mbelgue, è andato invece il premio del pubblico, offerto dai Premiati Oleifici Barbera. La loro ricetta di cous cous di pesce al forno è piaciuta al palato della giuria popolare ma ha anche emozionato il pubblico: una delle due chef, Fatou Mbelgue, ha infatti cucinato abbracciata alla sua piccola Eva di otto mesi, che ha tenuto sempre con sé, anche durante la premiazione ufficiale.

Il bilancio dell'ultima edizione della rassegna, con 30 mila ticket di degustazione venduti durante i cinque giorni, ha registrato un record storico di incassi: il primo giorno della rassegna, martedì, l'incremento rispetto allo scorso anno è stato del 260 per cento, mentre soltanto sabato sono stati 11mila i ticket di degustazione venduti a fronte dei 7.500 dello scorso anno e 70 mila i visitatori. Questi i numeri della manifestazione: 400 le persone coinvolte nell'organizzazione tra chef, autisti, personale di sala, hostess, sommelier, addetti al villaggio e alla sicurezza, accompagnatori e interpreti, 10 i giornalisti presenti in giuria e 70 quelli accreditati durante la rassegna provenienti anche da Francia e Inghilterra. Al villaggio gastronomico si sono consumati oltre 9 mila litri di vino siciliano, 4 tonnellate di semola di grano duro, 30 mila porzioni di dolce siciliano tra cassatelle, cannoli e 1.000 litri di olio extravergine d'oliva.

Ottanta gli stand allestiti nel centro storico di San Vito Lo Capo, segno che la tradizione del cous cous sanvitese vecchia di oltre mezzo secolo, continua ad essere una carta vincente per San Vito anche per il turismo (+400% le presenze negli ultimi anni). Fu la famosa Francesca Cusenza, conosciuta come “Ciccina” (e incoronata ai tempi regina del Copus Cous) a trasformare negli anni '60 il cous cous di tradizione araba (a base di montone e di verdure) in Cous cous Sanvitese legando questa millenaria ricetta al pesce. In questi anni personaggi come l'ivoriana “Mama Africa” vincitrice per due volte del concorso (2007 e 2008) hanno rilanciato la tradizione, arricchendola ulteriormente di sapori e ingrediente, anche all'insegna di un aspetto ancor più significativo: l'integrazione e la fratellanza tra i popoli, al punto che regolarmente in questo concorso si incontrano (e collaborano) chef di Israele e di Palestina.

Maurizio Ferrari

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