Veltroni, guerra ai "capibastone"
"Andate via, voglio un partito sano"

Veltroni, dopo aver lanciato l'allarme "innovazione o si muore", attacca i capibastone dentro il partito e si dice pronto a mandarli via.

Il Pd è di fronte ad una "alternativa secca e drammatica: o innovazione, o il fallimento".
Veltroni, nella direzione che si annuncia fondamentale anche per le resa dei conti interna,  cerca di dare una svolta al Pd scosso da inchieste e tracolli elettorali.
E ieri ha dato un segnale forte per portare il partito fuori dalle secche. Veltroni il messaggio l'ha lanciato davanti  all'assemblea nazionale dei giovani del Pd.
"Nessuno - avverte - mi convincerà mai che è meglio tenere un capobastone che porta voti piuttosto che liberarcene. Su questo la direzione nazionale di ieri, al di là delle interpretazioni dei giornali, ha dato un mandato molto netto, anche se il partito non può essere blindato o militarizzato". "Voglio un partito sano - urla Veltroni tra gli applausi della platea del Teatro Capranica - gli altri fuori!". E questo, precisa, "non è il giustizialismo insopportabile di chi fa le sentenze prima del tempo o costruisce gogne mediatiche,. Noi vogliamo giustizia, non giustizialismo".
Davanti alla Direzione Veltroni si era lanciato uìin un'analisi spietata.
"La crisi economica ci consegna un'alternativa secca e drammatica: o innovazione o verremo travolti". Per Veltroni "questo è l'ultimatum che ci hanno inviato gli elettori abruzzesi, una protesta dura e rabbiosa e insieme un appello accorato".
Ma è la questione morale a pesare sulle parole di Veltroni. Per questo il segretario vuole poter agire con maggiore libertà e ha chiesto alla direzione il potere di intervenire col commissariamento in quelle realtà locali del partito segnate da episodi di scarsa trasparenza.
"Chiedo - ha detto- che al segretario venga attribuito il potere previsto dallo statuto di poter intervenire anche attraverso commissariamenti laddove sia necessario".
Tuttavia Veltroni non vuole seguire la strada del centrodestra, di attacco ai giudici.
La magistratura deve fare il proprio lavoro, il Pd difende l'indipendenza di giudici e pm ma chiede anche che il "potere enorme" dei magistrati venga esercitato "con responsabilità" ha ribadito Veltroni: "Sia chiaro, noi vogliamo più di chiunque altro che i nostri amministratori siano attenti alle regole. Se i magistrati riscontrano che ci sono delle violazione è giusto che intervengano". Al tempo stesso, ha sostenuto Veltroni, bisogna ricordare che "la magistratura ha tra le sue mani un potere enorme: la sottrazione della libertà è uno strumento estremo, da usare con accortezza. La magistratura ha un grande potere al quale non può non corrispondere con grandissima responsabilità, un po' come un medico".
Veltroni è stato attento anche alla polemica politica della maggioranza e ha ribadito che il Pd non è disposto ad "accettare lezioni" di moralità da Silvio Berlusconi. Veltroni ha sottolineato che il problema di una maggiore trasparenza della politica riguarda "tutti i partiti italiani": "Da diversi anni a questa parte attorno a tutti i partiti italiani è cresciuta una zona grigia... ma anche le ultime indagini dimostrano che la questione della moralità della politica non riguarda certo una parte sola". "Tutto si può accettare - ha continuato - tranne le lezioni che vengono da chi annovera tra i suoi parlamentari indagati e conndannati per reati legati alla mafia e alla camorra. E voglio dirlo chiaramente, non possiamo accettare lezioni dal presidente del Consiglio che ha scelto di fronteggiare le sue vicende giudiziarie con una serie di leggi ad personam".
Nel suo intervento Veltroni però non ha chiuso la porta  a una riforma della giustizia. La posizione del Pd  - ha detto - non cambia anche dopo le inchieste della magistratura che coinvolgono esponenti del partito. "Per quanto riguarda la riforma della giustizia, quello che sta accadendo con le inchieste della magistratura sulla politica - ha scandito - non fa cambiare la nostra posizione, nè in un senso, nè nell'altro".

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