Strage di Erba, il magistrato che vuole riaprire il caso «ha violato le regole». Ora è sotto accusa

Niente revisione La Procura generale avvia un procedimento disciplinare a carico di Cuno Tarfusser. Lui: amareggiato

La Procura generale di Milano non chiederà la revisione del processo che ha condannato all’ergastolo gli autori della strage di Erba, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Anzi: il procuratore generale Francesca Nanni ha firmato un esposto per chiedere, al contrario, l’apertura di un procedimento disciplinare a carico del suo sostituto che a marzo aveva formalmente avanzato la riapertura del caso.

La notizia viene riportata sull’edizione odierna del Corriere della sera. Il cronista di giudiziaria Luigi Ferrarella scrive che la Procura generale contesta a Cuno Tarfusser di aver «violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» quando il 31 marzo depositò di propria iniziativa in cancelleria la richiesta di revisione della condanna dei coniugi Romano. Violazione che consisterebbe nella «palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio che assegna all’Avvocato generale e al Procuratore generale» a cui spetta l’ultima parola sulla presentazione, o meno, dell’atto «la facoltà di richiedere la revisione di sentenze».

Il magistrato che accettò lo scorso autunno di ricevere i legali dei coniugi Romano dopo che, parole sue, «gli avvocati Fabio Schembri e Paolo Sevesi, chiesero allo scrivente un appuntamento perché volevano sottoporre alla mia attenzione una questione, così la definirono, tanto riservata quanto delicata», e «il motivo per cui i due avvocati mi hanno chiesto l’incontro, era quello di chiedermi se, quale rappresentante dell’Ufficio della Procura Generale della Repubblica, potevo immaginare di presentare, un ricorso per revisione in base all’art. 632, lett. b), c.p.p. in quanto la richiesta proveniente dall’Autorità Giudiziaria requirente, avrebbe certamente una particolare peso e credibilità», secondo quanto riporta sempre il Corsera è già stato sentito a Milano dalla Procura generale presso la Corte di Cassazione. In quell’occasione Cuno Tarfusser avebbe ribadito quello che aveva già scritto nell’atto che pretendeva la revisione del processo, ovvero come a suo giudizio si sia limitato a interpretare il «ruolo di Pubblico Ministero alla stregua di organo della giurisdizione pubblico e, soprattutto, imparziale, di un organo che, per dirlo con l’art. 73 dell’Ordinamento Giudiziario, “veglia alla osservanza delle leggi”, ovvero ancora di un organo obbligato a svolgere anche “accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”».

La prima puntata della seconda stagione del Podcast Anime Nere su La Strage di Erba

Della proposta di revisione firmata da Cuno Tarfusser abbiamo parlato nella seconda stagione del podcast de La Provincia “Anime nere”, per spiegare, attraverso documenti e testimonianze, come le certezze del sostituto procuratore generale da un lato si scontrano con le evidenze dei fatti, dall’altro vengono smontate da documenti già esistenti, ignorati dallo stesso magistrato nella sua richiesta di revisione.

La seconda puntata di Anime Nere sulle cosiddette “Prove corrotte”

Addirittura il sostituto Pg è arrivato accusare i carabinieri di Como e la Procura di Como di aver costruito delle prove false pur di poter incastrare i coniugi Romano, un’accusa gravissima peraltro avanzata senza il sostegno di alcuna prova (e anche con un errore abbastanza clamoroso, di cui raccontiamo nella seconda puntata del podcast).

La terza puntata dedicata alle presunte “Confessioni estorte”

Sempre in tema di accuse, lo stesso Cuno Tarfusser aveva accusato i magistrati della Procura di Como di aver sostanzialmente estorto le confessioni a Rosa Bazzi e Olindo Romano, senza andarsi a riascoltare però le registrazioni di quelle confessioni dalle quali emergono molteplici particolari identici che rendono di fatto impossibile anche solo ipotizzare che i due coniugi stessero recitando o inventando un’autoaccusa negli interrogatori del gennaio 2007.

La quarta puntata di Anime nere dedicata alla ricostruzione del delitto

Questa la replica di Cuno Tarfusser: «In merito al procedimento disciplinare a mio carico promosso dal Procuratore generale di Milano, mi limito a dire che attendo con grande serenità e fiducia l’esito del procedimento stesso nella consapevolezza di non avere fatto altro che il mio preciso dovere di Magistrato. Per il resto prendo atto come il problema della vicenda relativa alla ed “strage di Erba” non sono più due persone da 17 anni all’ergastolo che hanno maturato una legittima aspettativa a che la mia richiesta di revisione sia serenamente valutata dall’unica autorità legittimata a farlo, ovvero la Corte d’appello di Brescia, ma sia diventato io che, in nome di quella Giustizia in cui credo, ho studiato il caso, valutato gli elementi che hanno condotto alla condanna, scoperto gravi criticità e valutato nuovi elementi probatori che, a mio avviso, meritano un serio approfondimento. Ho quindi formulato la richiesta di revisione basandomi su precise norme di legge. Ammetto di non sapere se sono più amareggiato per questa assurda inversione di prospettiva o se per essere io soggetto ad un procedimento disciplinare dopo un’impeccabile carriera di Magistrato che nessuno mi può togliere. Non ho altro da aggiungere e non aggiungerò altro».

(Qui la notizia del Corriere della sera, che per primo ha rivelato l’esistenza del procedimento disciplinare a carico di Cuno Tarfusser)

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