Ragazzi felici, ma non troppo

Oggiono I risultati del questionario del Gruppo Barnaba sugli oltre mille studenti del Bachelet. Compaiono tante insicurezze, l’affetto per la famiglia resta comunque un riferimento

Chiedimi se sono felice: come nel film, è ciò che ha fatto il “Gruppo Barnaba” del Decanato di Oggiono rivolgendosi, con un questionario, ai 1.068 studenti dell’istituto superiore “Bachelet “ di Oggiono e rendendo noti ora i dati: la famiglia tiene, ma le insicurezze sono comunque tante.

Capacità intellettive

«Il Gruppo - spiega il prevosto, don Maurizio Mottadelli - su input dell’Arcivescovo di Milano, monsignor Delpini, si è messo in cerca del “bello, buono e motivo di speranza”. Il lavoro, iniziato dall’incontro coi consigli pastorali, ha proceduto con la scuola e, dalla seconda metà dell’anno appena terminato, è stata lanciata l’iniziativa con l’ assenso del consiglio d’istituto e del collegio docenti. Un videoclip, sostanzialmente sul messaggio “I care” di don Lorenzo Milani, è stato proiettato e commentato in classe - prosegue don Maurizio - poi condiviso con ogni studente, con domande appunto su quanto i ragazzi si ritengono felici, quali pensano siano i loro punti di forza, le capacità, i sogni che fanno ben sperare».

Hanno risposto, in realtà, poco più della metà degli alunni, cioè circa 602. Il 37,2% di loro mette «l’affetto della famiglia» alla base delle proprie sicurezze; il 21,3% invece punta solo su se stesso e le proprie «capacità, intellettive e anche artistiche e sportive»; sempre il 21,3% fa leva sulla «compagnia degli amici». Il 5,1% trova sicurezza nella fede; ancora meno - cioè solo il 4,7% degli intervistati - nella «cultura che si impara a scuola» e l’1% nel «mondo dei social». Il 9,5% che ha dato risposte diverse ha indicato «la personale capacità di migliorarsi» e il fidanzato, o fidanzata.

Quanto alle paure, il 37,2% teme «il non essere adeguato e all’altezza delle situazioni»; segue, col 16,1% di risposte, la solitudine; il 13,5% dei ragazzi sono spaventati da se stessi e dalle proprie «fragilità e indecisioni»; quasi a pari merito, infine, con l’8,8% ex aequo, incute timore «non essere compresi» e «non essere accettati». Alcuni indicano pure la paura per il futuro o per la morte.

Guardando al passato, 207 giovani non cambierebbero niente del proprio, in quanto «conseguenza delle scelte», mentre 155 «diverse decisioni e atteggiamenti»; 121 modificherebbero qualcosa di sé e delle proprie relazioni e 65 i rapporti familiari e con gli amici. Solo 35 cambierebbero indirizzo di studi o scuola e 3 gli orientamenti sessuali.

Voglia di impegnarsi

Tra i punti di forza, 464 giovani credono nel proprio carattere - simpatia, generosità, altruismo, serenità, creatività, razionalità, determinazione anche nel volontariato e nello sport - mentre 32 contano sul proprio fisico e il relativo aspetto; 49 non pensano di avere nulla di valido su cui puntare e altri 9 non danno risposte.

Perché i grandi dovrebbero fidarsi dei giovani? Per 170 ragazzi «per la loro voglia di impegnarsi e lavorare per creare un futuro migliore», per 144 «per la mente aperta e l’indipendenza», per 119 per «l’ altruismo, l’ empatia, la capacità di relazionarsi»; per 48 «per le maggiori conoscenze, specie in ambito scientifico e tecnologico», ma 88 non sanno affatto perché dovrebbero farlo o non rispondono.

E la felicità? Per il 15,8% è top; il 52,3% le danno un voto tra 7 e 8; l’11% appena la sufficienza e l’8,1% un 5. Quasi il 13% si reputa infelice.

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