«Quella promozione mi costò... i baffi
Foschi è uno in gamba, Lecco credici»

Elio Gustinetti rivive i playoff vinti da allenatore bluceleste e parla di quelli attuali. «La condizione fisico-atletica deve essere ottimale e a livello mentale serve essere sereni».

“Che storia” la storia del Lecco nei playoff. Un pezzo importante (forse addirittura il più emozionante) la può raccontare un distinto signore bergamasco, allenatore che oggi ha 68 anni (classe 1955) e ha smesso di andare in panchina -«Non è più il mio calcio, ho scelto di curare la famiglia, i figli e ora i nipoti. Anche se da atalantino lo commento volentieri per i media e lo seguo ancora» - e si chiama Elio Gustinetti.

Nel biennio 1995-1997 da mister bluceleste colse prima un 6° posto (a un soffio dai playoff) e poi quella storica promozione del ’97, arrivata - appunto - dopo la serie di spareggi post-regular season.

«Lo avevo promesso»

Inutile chiedere se la ricorda...«Ah che stagione incredibile; ce l’ho ancora negli occhi - esordisce -. Un’annata con tanti ragazzi emergenti, che poi mi sarei anche portato dietro (pure in B, dove ha allenato tante stagioni, ndr). Ma oltre all’emozione di quello spareggio a Monza contro la Pro Sesto, di quello spareggio davanti a tanti tifosi blucelesti (oltre 4mila al “Brianteo”, ndr), mi ricordo anche l’immediato dopo gara. I miei giocatori mi portarono negli spogliatoi, letteralmente mi legarono e...mi tagliarono i baffi. Lo avevo promesso». Sono passati quasi 26 anni da quel 15 giugno ’97. Il Lecco non veniva promosso sul campo da ben 25 stagioni. Una liberazione.

Oggi, 26 anni dopo, come si vincono i playoff? «La ricetta importante -spiega Gustinetti - è quella di arrivarci in condizione atletica ottimale. Riuscendo a gestire il mese di attesa, partendo da una prima settimana dove i giocatori devono scaricarsi e cercando di arrivare mentalmente a posto. Soprattutto arrivandoci fisicamente nella giusta condizione. Fare una mini preparazione atletica mirata, per dargli brillantezza. Ma con tranquillità e serenità, senza caricarli troppo. Io di playoff ne ho persi alcuni in piazze importanti, perché la squadra ci è arrivata in condizioni pietose a livello mentale. Giocatori che non prendevano lo stipendio da mesi, giocatori che volevano andare via e giocatori importanti, che non remavano tutti dalla stessa parte. Ma non è certo il caso di questo Lecco che ho visto giocare belle partite e con la giusta intensità».

«Una bomboletta in testa»

E poi in panca c’è un grande ex-giocatore di Gustinetti: «Lucio è un allenatore che sa far giocare molto bene le proprie squadre e ci riesce perché lui stesso, avendo un passo cadenzato e molta tecnica, giocava davvero molto bene. Io rimango dell’avviso che tutti gli allenatori che hanno giocato a centrocampo, abbiano qualcosa in più... Perché lì è il fulcro di ogni squadra. Ho avuto la fortuna di avere Foschi in mediana, anche se l’ho allenato un solo anno (1995-’96, ndr), perché all’epoca la società voleva ringiovanire. Ma lui è un uomo molto intelligente col quale era un piacere parlare».

Chiaramente il Lecco non è fra le primissime favorite, ma può dire la sua; anche contro piazze importanti in grandi stadi e tanti tifosi: «Ma guardate che in campo non ci vanno né il blasone, né gli spettatori - conclude Gustinetti, sicuro -. Io ho vinto un playoff per la B con l’Albinoleffe (a Bergamo nel 2003, ndr), dove avevamo contro 12mila tifosi del Pisa. Al fischio finale ho preso pure una bomboletta in testa e non mi sono goduto la festa (ride, ndr). E poi ci si dimentica una cosa importante: lo sanno tutti che giocare a Lecco è difficile per gli avversari. Lo stadio, la gente attaccata alle reti... ».

«No, no, io dico che anche sotto l’aspetto del pubblico, il Lecco può dire la sua eccome. Lo sapevo anch’io: in casa molti avversari erano impressionati dai tifosi blucelesti. E noi ne approfittavamo».

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