Medico lecchese
all'ospedale di Boston

In servizio nel giorno delle bombe alla maratona - La testimonianza

LECCO È l'immagine della solidarietà, del mettersi l'uno a disposizione dell'altro, ciò che scaturisce dalla testimonianza di una lecchese, da 13 anni in America, a Boston, la città colpita dall'attentato nel giorno della maratona-evento del 15 aprile.
Sabrina Paganoni, 38 anni, è neurologa e ricercatrice al Massachusetts General Hospital di Boston. Laureatasi in medicina a Milano si è poi trasferita negli Usa, prima a Chicago e poi alla prestigiosa università di Harvard a Boston, dovendo sostenere un nuovo esame di stato per esercitare la professione.
Boston è una città ferita al cuore - spiega Sabrina Paganoni, sposata con Michele Brocca e mamma di quattro figli -. Ma ha reagito subito all'attentato mostrando il suo vero volto che è quello della grande solidarietà. Del mettersi subito a disposizione degli altri, come i feriti. Ed è questa la risposta civile degli americani. La stessa che avevamo percepito, sia pure di rimbalzo, per l'11 settembre.

L'articolo completo su La Provincia di Lecco del 18 aprile

Ecco la testimonianza che Sabrina Paganoni ci ha inviato

Boston e' una citta' con molta gente giovane perche' ci sono diverse universita' tra cui anche Harvard e MIT. E' anche una mecca per la ricerca medica e la biotecnologia e quindi ci sono molti ricercatori. Gli ospedali di Boston (tra cui il Massachusetts General Hospital, considerato il miglior ospedale d'America) sono gli ospedali universitari di Harvard e sono per fortuna molto attrezzati per far fronte a emergenze. La grande organizzazione della citta' e del suo sistema ospedaliero ha sicuramente giovato rendendo possibile un'ottima assistenza ai feriti di queste esplosioni.
Boston e' anche una citta' storica, considerata la piu' "europea" d'America. Ci sono molti monumenti storici e molti turisti vengono per vedere I luoghi della storia d'indipendenza americana. Mandouna foto che ho fatto del porto dalla finestra di casa nostra. Qui e' accaduto il famoso Tea Party dove I coloni americani nel 18esimo secolo hanno buttato nell'oceano il tè inglese come protesta contro gli inglesi. Mando anche una foto di mio figlio Pietro davanti alla statua di Paul Revere (dietro casa nostra) che e' uno dei patrioti piu' famosi della storia d'America. Lunedi' era Patriots' Day che e' festa cittadina perche' proprio qui e' iniziata la guerra di indipendenza americana. Paul Revere (che era nato a Boston, nel quartiere che ora e' Little Italy) parti' di notte dalla chiesa che vede sullo sfondo (Old North Church) e ando' ad avvisare I patrioti che stavano arrivando le navi inglesi. Questa sua cavalcata di notte ("midnight ride" che e' ora anche una poesia famosa che mio figlio ha imparato a memoria a scuola!) e' uno degli eventi piu' famosi della storia americana perche' permise ai patrioti di sapere che stavano arrivando gli inglesi e prepararsi per la prima battaglia.
Boston e' anche una citta' con moltissimi italiani. Il quartiere italiano (North End) e' la punta nord della citta'. Fino a circa 20 anni fa qui si parlava solo italiano e anche ora camminando per strada si sentono diversi dialetti che forse in Italia non esistono piu'… Ci sono un sacco di ristoranti e pasticcerie italiane (non ci credera' ma c'e' gente che viene a Boston solo per mangiare I famosi cannoli di Mike's pastry…). Qui si trova di tutto dai biscotti del mulino bianco al chinotto e l'orzata (che forse neppure in Italia ci sono piu'). In ospedale ancora incontriamo pazienti che parlano solo italiano e non inglese (persone che sono immigrate nel North End 60 anni fa…e sono rimasti li' senza mai imparare l'inglese…).
Mando anche una foto dell'ingresso del Massachusetts General Hospital che e' l'ospedale dove sono arrivati I feriti. Non si vede bene ma ci sono molto poliziotti e anche un camioncino di militari (questi non ci sono mai di solito, ma questa settimana c'e' una forte presenza di polizia e militari in diversi punti della citta').
Al Massachusetts General Hospital ci sono diversi medici e ricercatori italiani.

 

Vorrei  sottolineare:

- la grandissima capacita' organizzativa degli americani per cui la risposta in questa emergenza e' stata molto ordinata ed efficace (questo si e' visto anche in altre occasioni, dall'11 settembre in poi ecc). Ad esempio in ospedale si ricevono continue informazioni sulla situazione, sui bisogni, su come organizzare il personale ecc.

- ma soprattutto il grande senso civico e di appartenenza alla citta' e al popolo. Grande rispetto per I feriti e le famiglie e grande senso di responsabilita' e comunita'. Questo si vede molto in come le persone stanno lavorando in ospedale, dal personale ai volontari che sono arrivati a donare sangue ecc. Come le dicevo in ospedale c'e' un silenzio di rispetto e attesa.

- credo che la risposta degli americani faccia emergere il loro grande senso dell'ideale e del fatto che si crede che ci sia sempre qualcosa di positivo in quello che accade per cui vale la pena coinvolgersi e farsi avanti. Tanto per rimanere in tema storico di Boston, riporto qui sotto l'inizio della dichiarazione di indipendenza (appunto la guerra di indipendenza e' iniziata qui) "We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness".

Credo che questa frase sintetizzi bene il fatto che alla base, all'inizio del popolo americano c'e' questo grande senso ideale che viene fuori in situazioni di emergenza.

Grazie e arrivederci,

Sabrina

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