L’intelligenza
artificiale
E il caso Indi

Cara Provincia,

vedo che nelle pagine di questo giornale il tema della cosiddetta intelligenza artificiale è oggetto di molteplici riflessioni comprese quelle del suo direttore. Tutte condivisibili riguardo alla preoccupazione ingenerata dalle possibili conseguenze del predominio di tale strumento rispetto a quella che in antitesi potremmo definire intelligenza naturale. Ho provato a tal proposito ad immaginare una decisione sulla sorte della piccola Indi, la cui vita è stata soppressa pochi giorni fa, se, paradossalmente, questa decisione fosse stata presa da un’intelligenza artificiale anziché da un’intelligenza naturale o meglio umana. Qualsiasi tecnologia, anche la più sofisticata, ha bisogno di istruzioni, e nel caso dell’intelligenza artificiale ne serviranno moltissime che direttamente o indirettamente dovranno per forza di cose avere origine da un’intelligenza umana.

Cominciamo a dire che Linneo ci ha definiti “sapiens” e quindi suppongo che in queste istruzioni ci debba essere anche il concetto di sapienza. Per istruire un supercomputer in modo che sappia cosa sia la sapienza, probabilmente ci vorrebbe una grande quantità di dati e informazioni, anche perché poi lo studio della sapienza si porterebbe dietro la conoscenza di cosa siano la morte, un ipotetico aldilà, la speranza, la pietà, la carità, la compassione, l’amore materno e paterno. Insomma moltissime informazioni sapienziali, peraltro insite nella storia della nostra umanità.

Fatto questo, alla fine avremmo dato a questo cervellone ogni informazione inerente il nostro status di “sapiens”. Poi certamente gli avremmo fornito anche i dati economici del budget sanitario inglese, le norme e i cavilli giuridici, le conoscenze mediche e quindi, alla fine di questo complesso lavoro d’istruzione avremmo potuto chiedergli:” Che ne facciamo della vita di Indi e del dolore dei suoi genitori?” Personalmente sono convinto che la risposta dell’intelligenza artificiale sarebbe stata diversa da quella data dall’intelligenza umana.

Luigi Guglielmetti

Pista del ghiaccio
e caro biglietti

Tutto si può far scivolare via, tantopiù le piccole cose leggere come una pista del ghiaccio per le festività del Natale, ma davvero quanto è accettabile, in una attrazione voluta dal Comune per allietare le giornate di cittadinanza e turisti, farsi scivolare via appunto un aumento stratosferico, fuori dalla logica anche della lievitazione dei prezzi di questo tempo di inflazione?

I prezzi per l’utilizzo della pista, da un anno con l’altro, sono infatti aumenti di oltre il 40% per gli adulti e addirittura dell’80% per i bimbi

Da 7€/h a 10 i primi, da 4€ a 7 per i secondi Certo ognuno resta libero se andarci, fregarsene e pagare quell’aumento spropositato o meno, ma il concetto che non può scivolare via così facilmente è quello che un Comune non dovrebbe, non può, permettere, contribuire, facilitare, questo modo e modello di mettere le mani in tasca ai suoi cittadini financo per una pattinata, promuovendo un’attrazione senza calmierarne i prezzi, rendendoli accessibili a fette più ampie, tutelando i propri cittadini. Per non parlare dell’aspetto ecologico che avrebbe soluzioni alternative facilmente praticabili mantenendo il divertimento

Paolo Trezzi

Lecco

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