Lecco, tentano una truffa
Il prevosto li smaschera

La zia malata, il finto morto, due sedicenti medici: sono i contenuti di una tentata truffa ai danni di monsignor Franco Cecchin. Il quale quando si è accorto che qualcosa non quadrava, richiesto del codice Iban, ha risposto come Gesù: «Bisogna essere semplici come colombe, prudenti come serpenti». I due si sono dileguati e lui ha sporto denuncia

LECCO - «Venerdì scorso ricevo la telefonata di un sedicente dottore il quale mi racconta che ha una zia ricoverata all'ospedale di Monza, che desidera vedermi per un'assistenza spirituale» racconta il prevosto, ancora sconcertato per l'accaduto. «Non conosco questo dottore ma la cura pastorale, si sa, è una priorità. E dunque acconsento, e ci diamo appuntamento per le nove di martedì mattina, alla canonica. Il dottore si offre di mandare una macchina a prendermi per portarmi a Monza».
Lunedì il prevosto contatta il sedicente dottore sul cellulare per avere conferma, ma nulla: il telefono squilla a vuoto. Martedì finalmente, il medico, un uomo «abbronzato, distinto, vestito bene, leggermente tarchiato» racconterà poi il monsignor Cecchin, risponde al telefono, spiegando che la zia è tornata a Lecco, al domicilio di corso Carlo Alberto, e attende là monsignore. Che come suo solito raggiunge Pescarenico in bicicletta. Incontra il sedicente dottore, il quale però prende tempo: non accompagna subito don Franco dalla "zia", perché deve andare prima in ospedale per ritirare dei referti.
«In quel momento - continua monsignor Cecchin - arriva un signore che chiede informazioni con un accento italo-svizzero. Cerca una zona di Lecco, dove abita un altro medico: un dottore che, tempo addietro - questo il racconto dello svizzero - aveva aiutato suo papà, di origine lecchese. Ed ora il figlio era tornato a Lecco con una cospicua somma di 80mila euro da dare a quel dottore, a fini benefici». Arrivati in ospedale, il (primo) sedicente dottore fa finta di chiedere informazioni sul collega, e comunica che questi è morto da pochi giorni. «A questo punto i due pensano di dare a me, direttamente la somma. Iniziano a chiedere il mio codice Iban, vogliono una somma da versare per spese notarili. Rispondo che l'Iban non ce l'ho e cito loro una frase di Gesù: bisogna essere semplici come colombe, prudenti come serpenti».
I due si dileguano e il prevosto sporge denuncia. La stessa truffa è poi capitata anche ad un altro prete della città.

© RIPRODUZIONE RISERVATA