Lecco: «Leuci in difficoltà

Obbligati a chiudere»

«La chiusura della Leuci è inevitabile - spiega Giuliano Pisati, presidente del gruppo Relco -. Abbiamo tentato tutte le strade. Purtroppo, seppur con tutta la buona volontà che ci ha animato in questi cinque anni di trattative con l’amministrazione comunale e i sindacati, non siamo riusciti ad arrivare a soluzioni che ci consentissero di non chiudere».

Così l’azienda di via XI febbraio cesserà la produzione a fine anno e gli ottanta saranno in mobilità.

Il presidente della Relco continua: «Sono amareggiato e deluso - continua Pisati -. Credevo che si potesse raggiungere un accordo che tenesse conto dei vincoli imprenditoriali a cui nessun imprenditore può sottrarsi, non possiamo lavorare in perdita (e i bilanci della Leuci lo sono da parecchio tempo), nessuno lo farebbe, tanto più in un momento difficile come questo. Mi aspettavo più comprensione e collaborazione da parte delle istituzioni».

Fondata nel 1919, la Leuci per annoi è stata un’azienda all’avanguardia nel contesto imprenditoriale nazionale. «Leuci stata una piccola perla per tanti anni – ricorda Pisati - ne sono da sempre affascinato, ed è per questo che l’ho acquisita. Non per altri motivi e non certo per speculazioni edilizie, cosa di cui qualcuno erroneamente mi accusa. Il mercato delle lampadine negli anni è cambiato, oggi il nostro settore lavora con una marginalità ridotta all’osso, produrre in Italia è sempre più dura e, in aggiunta, ci sono le direttive comunitarie. Le lampadine ad incandescenza non si possono pi produrre, i macchinari legati alle nuove tecnologie impongono investimenti elevatissimi e, in un’ottica ormai globale, prodotti di massa come questi si scontrano sul prezzo con multinazionali e importazioni straniere. Riconosco - prosegue Pisati - l’impegno profuso da tutte le parti coinvolte nel progetto Cittadella – argomenta Pisati -, ma non posso che confermare quanto già detto dall’assessore Volontè. Il puzzle non si potuto comporre per diversi motivi. Quanto all’imprenditore che si era detto disponibile ad acquistare un parte dell’area (cioè la palazzina sul fronte strada) - continua Pisati-, la distanza tra la nostra domanda e l’offerta si rilevata incolmabile: ci stato offerto meno della metà e non si trovato un punto d’incontro».

Anche l’ipotesi dell’affitto naufragata. «A questo proposito – spiega Pisati -, l’unica vera e concreta proposta era relativa ad una piccola porzione interna del fabbricato non svincolabile dall’intero contesto».

«Ho cercato fino alla fine di evitare questa chiusura -conclude Pisati -. Anche a discapito delle altre aziende del gruppo. Oggi non posso più farlo. Oltre ai dipendenti della Leuci a cui comunque abbiamo offerto alternative e regolari liquidazioni, ho altri 200 dipendenti da tutelare».

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