Lecco, «L'Irpef più equa?
Non è vero, è una bufala»

Il Pdl e la Lega criticano l'aumento dell'imposta stabilita dalla giunta, anche se con criteri di progressività in base al reddito. «Non si tiene conto delle caratteristiche delle famiglie, ci sono quelle monoreddito con più figli, e quelle con più redditi». L'alternativa? «Tagliare le spese per servizi inutili. Come il bike sharing»

LECCO - Era il caso di aumentare l'Irpef ai lecchesi già massacrati dalla crisi e con i cordoni della borsa ben chiusi per carenza di danée?
Non era proprio il caso secondo il centrodestra che non se la sente proprio di applaudire la decisione della giunta di aumentare l'imposta sulle persone fisiche, sì, ma con il correttivo equo di modularla in base alle fasce di reddito.
Vero che l'Irpef era stata introdotta, «a denti stretti», dalla giunta Faggi alla vigilia della sua rovinosa caduta. «Ma doveva essere solo un provvedimento provvisorio per il 2010», ricorda il capogruppo del Pdl in Comune, Filippo Boscagli che insieme alla capogruppo della Lega Cinzia Bettega ha buon gioco ora a rinfacciare alla giunta Brivio il venir meno di tutte le promesse elettorali: via l'addizionale Irpef

Secondo Boscagli non è nenanche garatita l'equità: «Alcuni si vedono triplicata la tassa, ma prendiamo una famiglia monoreddito da 40 mila euro, che però ha tre figli e paga già i servizi comunali per le le scuole materne: pagherà lo 0,60% di aliquota Irpef: Molto più di altri nuclei familiari dove magari i redditi sono bassi ma a guadagnare sono il padre, la madre e anche il figlio che porta a casa qualcosa. Dov'è l'equità? Andava almeno introdotto il quoziente familiare, per fare le cose giuste».

La ricetta più giusta secondo il centrodestra era invece tagliare le spese e rivedere i costi. «Eliminando i servizi inutli e fallimentari come iol bike sharing che costa 160 mila euro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA