«In Italia sottopagati, all’estero l’opposto»

Valmadrera La storia di tre ex studenti dell’indirizzo “Sala” dell’istituto professionale “Aldo Moro” - Lavorano a Saint Moritz e Monaco, in prestigiosi locali alla moda: «Qui ci proponevano 800 euro al mese»

«Non eravamo campioni di condotta: semmai, più i tipi che arrivavano a scuola dopo l’intervallo»: Luca Capocasale, 22 anni, Mattia Passini, 23, ed Enrico Maglia, 22, dopo città come Parigi e Bordeaux, oggi sono a St Moritz e a Monaco, ovunque nei locali più trendy. Tutti, ex alunni del corso di “Sala” del centro di formazione professionale “Aldo Moro.

Un circolo virtuoso

Maglia dice: «In uno dei locali in cui ho lavorato in Italia mi avevano proposto l’apprendistato: 3 anni a 800 euro; all’estero, nello stesso tempo, ho girato altrettante città, imparando cinque lingue; et voilà».

Come lui, è partito anche Mattia - lui pure a Monaco - «innamorato del contatto col pubblico, un milione circa di avventori serviti da quando ho iniziato». Luca è a St Moritz, ha «la responsabilità e le chiavi di un pianobar tra i più chic», dove le mance stanno tra i 10 e i 20 franchi.

«L’obiettivo non può essere mai la paga - precisa -. Conta molto più ciò che si impara e, più si impara, più si sale di livello: è un circolo virtuoso o, almeno, all’estero è così. C’è organizzazione, meritocrazia, rispetto dei contratti e degli orari; la mentalità è orientata a fare crescere i membri dello staff. Questo è ciò che spinge a partire. La nostra esperienza, peraltro, è che, proprio quando stai bene in un posto, te ne devi andare: sei a cento, non puoi dare niente di più, a quella realtà nè a te stesso. È il momento di un’altra sfida».

Tutti sono arrivati al corso di “Sala” dell’“Aldo Moro” dopo esperienze di scuola alberghiera o Lingue e ramo professionale al Parini.

A novembre saranno tra gli ex alunni che saliranno in cattedra nell’Open day della scuola, invitati tra gli studenti con le storie più interessanti «perché - scherza il direttore Marco Anghileri - non c’è migliore testimonial di chi non deve più vendere il prodotto».

Il messaggio dei tre è unanime: «Da questa scuola escono persone in grado di costruire il proprio futuro di successo (così pure in Termoidraulica, Cucina, Design e negli altri rami) perché la dirigenza e il corpo insegnante ci mette un plus di umanità: insegna ai ragazzi a credere davvero di non essere numeri, bensì unici per potenziale e talento, oltre a valori come il sacrificio, di cui quasi nessuno generalmente parla, invece in molti ruoli passione e sacrificio sono proprio indissolubili e indispensabili. Se non vuoi lavorare il sabato sera, o nelle circostanze in cui gli altri si divertono, cambia mestiere. Se il tuo obiettivo è fare lo shampoo al cappuccino, anziché un “Latte Art” che vada dritto su Instagram, lascia perdere; e così pure se pensi di arrivare nella prima pizzeria e chiedere quanto si guadagna».

Sporcarsi le mani

«Questa scuola dà l’opportunità degli stage, in Italia e all’estero, in locali anche stellati - ricordano gli ex allievi - dove i docenti come Marisa Cammarata e Tiziana Butti vengono comunque personalmente a controllare che si apprenda e non ci sia sfruttamento, ma si faccia altresì sul serio. Nella ristorazione serve l’occhio per il cliente, è indispensabile la formazione e non l’improvvisazione, ma altrettanto la voglia di lavorare e sporcarsi le mani».

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