Il primo sì allo Statuto regionale:
la Lombardia sarà più efficiente

Il consiglio regionale ha dato il primo via libera al nuovo statuto regionale che dovrebbe ammodernare e semplificare la macchina politica della Regione, per renderla più efficace e vicina ai cittadini

MILANO Con 61 voti a favore e nove astensioni  il Consiglio regionale della Lombardia (www.consiglio.regione.lombardia.it) ha approvato, in prima lettura, il suo nuovo Statuto. Per avere il via libera definitivo il testo dovrà essere rivotato fra due mesi ed è già stata scelta la data del 14 e 15 aprile. La votazione è stata salutata con un applauso da parte di tutti i consiglieri. Ad astenersi sono stati la Sinistra Arcobaleno, il consigliere indipendente del Pd Battista Bonfanti e Silvia Ferretto del Gruppo Misto. Non ha invece partecipato al voto il consigliere dell'Italia dei Valori Stefano Zamponi.
Il nuovo statuto della Lombardia è la carta costituzionale che regola la vita della Regione e che ora viene ammodernata con un testo di 65 articoli raggruppati in nove titoli (cioè capitoli). La novità principale è in realtà una conferma: cioè l'elezione diretta del presidente della Regione. Non era infatti prevista nel vecchio statuto che risale al 1971, ma è stata introdotta nel 1999 con la riforma Bassanini, che lasciava però alle singole Regioni la possibilità di decidere in via definitiva con il loro nuovo statuto. È confermato anche il numero dei consiglieri regionali che rimangono 80 anche se si introduce l'obbligo di avere almeno un rappresentante per ogni provincia. Gli assessori resteranno 16 ma sarà introdotta la figura dei sottosegretari del presidente (al massimo quattro) che potranno partecipare alle riunioni di giunta anche se non votare. Nuova è la possibilità di sfiduciare il presidente della Regione anche se in questo caso si scioglie automaticamente anche il Consiglio. I consiglieri, comunque, restano in carica fino alla proclamazione dei nuovi eletti, norma particolarmente 'attualè vista la possibilità di andare ad elezioni anticipate se Formigoni si dovesse dimettere per andare a Roma. Nel caso di dimissioni volontarie del governatore o di "impedimento permanente o morte" le sue funzioni sono esercitate dal vicepresidente. Nascono poi due organismi: la commissione garante dello Statuto (una sorta di Corte costituzionale regionale formata da cinque membri) e il consiglio delle autonomie locali che rappresenta gli enti locali e che deve dare un parere obbligatorio sui progetti di legge che li riguardano. Nel caso il parere sia negativo, i pdl per essere approvati dovranno avere il voto favorevole dalla maggioranza assoluta, dunque almeno da 41 degli 80 consiglieri. A rafforzare i poteri del Consiglio c'è la precisazione che fra i compiti c'è quello di legiferare su temi "di carattere generale inerenti alla garanzia dei diritti civili e sociali" come ad esempio la sanità, e di "istituire e modificare con legge i tributi e le imposte regionali". E in più si introducono il question time con la giunta, come avviene in Parlamento, e una valutazione degli effetti che hanno le leggi. Sussidiarietà e pari opportunità sono altri punti dello statuto che all'articolo 2 si concentra sui valori che vanno dalla tutela della famiglia "come riconosciuta dalla Costituzione" all'attuazione di "azioni positive a favore del diritto alla vita in ogni sua fase", al "sostegno al lavoro".

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