I dipendenti in sciopero alla Sca
«Abbiamo dato tutto, come faremo?»

Le testimonianze dei lavoratori alla concessionaria ieri in via Cecilio. L’avvocato della società: «Ci sono speranze di salvezza»

Sotto la pioggia, si intrecciano le storie dei dipendenti della Sca. Protagoniste l’amarezza e la paura per il futuro. Anche se l’avvocato del gruppo Sca Alessandro Benussi ieri cercava di mandare segnali di speranza: «Anche in queste ultime settimane ci sono stati diversi soggetti che hanno manifestato interesse a comprare tre rami di azienda, che equivalgono a tre sedi operative. Se così fosse, la firma del contratto potrebbe portare ad una soluzione positiva nel giro di pochi giorni anche per quanto riguarda gli stipendi».

Ieri però la maggior parte dei 154 dipendenti ha scelto la strada dello sciopero e del presidio. «Avrei messo la mano sul fuoco su questa azienda, mai avrei pensato che un giorno mi sarei ritrovata in questa situazione» raccontava Sonia Bussa, da 30 anni parte integrante di quella che ha sempre considerato una grande famiglia.

«Questa situazione è una agonia – dice Valentina Belluschi, 36 anni che ogni giorno viene a lavorare a Como da Novate Milanese – mi faccio 70 chilometri di strada a spese mie ma le bollette e le spese non si pagano con le speranze. Abbiamo sempre avuto tutti un grande senso di responsabilità ma adesso basta».

C’è anche chi ha famiglie da mantenere. «È un anno che la Sca sta barcollando – dice Romina Sala, mamma di due ragazzini di 11 e 7 anni – ci hanno fatto tante promesse e tante rassicurazioni. Adesso chiediamo che l’azienda chiuda e che ci metta in mobilità in modo da poter accedere almeno agli ammortizzatori sociali».

Le fa eco Luciana Galimberti: «Non abbiamo speranze, senza mandato la Sca è morta. Sono 13 anni che lavoro qui e mai avrei pensato che ci saremmo ridotti così».

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