Gilardi “chiude” Seval. Poi il dietrofront

Colico Emanata un’ordinanza di sospensione «di qualsiasi attività potenzialmente a rischio incendio» L’azienda aveva deciso di fermare tutto: in cassa 130 dipendenti. Il sindaco costretto a rimediare in corsa

Un’ordinanza urgente di sospensione «dell’attività esercitata presso l’immobile interessato dall’incendio e di qualsiasi altra attività correlata non esercitabile in completa sicurezza». E ancora: «In ogni caso, si sospenda qualsiasi attività potenzialmente a rischio incendio senza che prima sia stato presentata apposita relazione a cura di un tecnico abilitato e con l’asseverazione dell’Arpa e dei Vigili del fuoco circa ogni adempimento utile e necessario a prevenire il ripetersi di quanto accaduto».

La decisione del sindaco di Colico Monica Gilardi nei confronti della società Seval di via La Croce, nel cui comparto industriale, domenica, si era sviluppato un vasto incendio, ha scatenato, ieri un vero e proprio putiferio.

L’azienda, da una parte, si è vista costretta a prendere la decisione di sospendere tutte le attività, fermando la produzione in attesa di depositare un ricorso al Tar: la conseguenza sarebbe stata la cassa integrazione per i 130 dipendenti del sito.

Il sindaco, dall’altra, sosteneva che l’ordinanza riguardasse solo e soltanto l’attività nell’area interessata dal rogo, le cui conseguenze, ossia la dispersione dei fumi in atmosfera, si erano riversate su tutto il territorio, fino a raggiungere Lecco e Como. Area peraltro inagibile, e per di più sottoposta a sequestro da parte della Procura della Repubblica di Lecco, come emerso da Alfredo Ardenghi, figlio del titolare Roberto.

Un caos che ha avuto eco anche nel mondo politico: prima in Regione e poi a Roma. Seval è infatti una delle poche aziende del nostro Paese a essere specializzata nel trattamento dei cosiddetti Raee, ossia i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. E si occupa di almeno del 40% dello smaltimento di questo tipo di scarto nel Nord Italia, operando in Lombardia, Piemonte Valle d’Aosta e Liguria. La sospensione dell’attività avrebbe causato problemi enormi.

Dopo frenetici contatti fra tutte le parti coinvolte, ecco una seconda precisazione, giunta dal sindaco attorno alle 20, che di fatto limitava la portata dell’ordinanza originale.

Ciò ha convinto l’azienda a un ripensamento circa la sospensione di tutte le attività (annullando anche la cassa integrazione) già avviata nel pomeriggio. Da quanto emerso ieri sera, oggi dovrebbe essere emanata una seconda ordinanza, in sostituzione della prima, che aveva aspetti di genericità.

Pomeriggio caotico

Nel bailamme del pomeriggio, e basandosi sul primo provvedimento del Comune, Roberto Ardenghi aveva spiegato: «Tutto è potenzialmente a rischio incendio, quindi mi vedo costretto a chiudere. Nessuno pretende che il sindaco non prenda provvedimenti. Ma l’ordinanza, così come è formulata, non lascia scelta. Io rispetto le leggi, quindi, per il momento, sospendo tutte le attività della Seval. Finché le prescrizioni sono quelle, non posso fare altro».

Secondo il sindaco Gilardi, invece, «l’ordinanza è chiara e non prevede certo la chiusura dell’azienda. Si riferisce solo all’area interessata dall’incendio. È un atto amministrativo, va letto nella sua interezza e non è interpretabile. Pone vincoli limitatamente alla zona in cui, domenica, è divampato il rogo. Ho anche inviato all’azienda una mail per precisarlo». Decisiva è stata la seconda.

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