Colico, omicidio Di Giacomo
Il 6 giugno l'Appello

«Non si può condannare una persona all'ergastolo sulla base di un'intuizione». I difensori dei due uomini condannati in primo grado per aver ucciso Antonio Di Giacomo, piccolo artigiano con casa e famiglia a Colico, puntano a ribaltare la sentenza in Corte d'Appello.

COLICO - «Non si può condannare una persona all'ergastolo sulla base di un'intuizione». I difensori di Leonardo Panarisi, condannato in primo grado assieme a Emanuel Capellato all'ergastolo per aver ucciso Antonio Di Giacomo, piccolo artigiano con casa e famiglia a Colico ucciso nell'ottobre del 2009 con modalità da romanzo noir, puntano a ribaltare la sentenza davanti ai giudici della corte d'Appello. E con loro anche i difensori dello stesso Capellato. Si terrà il 6 giugno prossimo il processo di secondo grado per il delitto di via Cinque Giornate, all'interno del monolocale di Emanuel Capellato, dove Di Giacomo è stato freddato con un colpo di pistola alla testa esploso per poterlo rapinare di uno zainetto pieni di orologi falsi. Nei loro motivi d'appello i difensori di Panarisi attaccano la ricostruzione della corte d'Assise di Como e, in particolare, la decisione di prendere per buone le dichiarazioni del coimputato. Era stato Capellato a puntare il dito contro Panarisi, accusandolo di essere stato lui a premere materialmente il grilletto contro a Di Giacomo. Dichiarazioni bollate come «contraddittorie» dagli avvocati, «non complete», neppure spontanee e mai ribadite in aula durante il dibattimento.

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