Caserma sotto esame: una beffa a metà

Oggiono L’edificio per le attività “operative” dell’Arma è quasi finito, gli alloggi degli ufficiali sono già candidati al degrado

Domani si svolgerà il sopralluogo sull’ala della caserma dei carabinieri di via Donatori di sangue di Oggiono che, seppur con tempi biblici, sta arrivando al traguardo. Nessuna buona nuova, invece, per l’edificio gemello, che sta andando in malora.

«Non abbiamo aggiornamenti da parte del Provveditorato alle opere pubbliche della Lombardia - conferma il sindaco, Chiara Narciso - la sola certezza è la conclusione, che vediamo finalmente più vicina, relativamente alla costruzione dell’edificio principale, cioè quello destinato alle funzioni vere e proprie di caserma».

«Quanto alla palazzina accanto - prosegue - pensata per ospitare gli alloggi dei militari, è evidente che non ci sono stati passi avanti nell’attuazione e la previsione, per intanto, è di separare i due edifici con una recinzione, che tuttora rientra tra le opere mancanti, così come la sistemazione dello spazio esterno».

«Il sopralluogo con l’impresa - fa sapere il sindaco - avrà proprio lo scopo di fare il punto definitivo su un cantiere che è andato incontro a disavventure e lungaggini di tutti i tipi».

La caserma vera e propria è finalmente tinteggiata, di un rosso vivo, dotata di cappotto e di serramenti ultima generazione per il contenimento dei consumi energetici e il comfort; inoltre prevede sul tetto accorgimenti come la piattaforma per l’atterraggio degli elicotteri.

La struttura accanto, invece, si candida a rifugio per disperati e senzatetto, lasciata per giunta spesso accessibile col cancello aperto. «Questa - osserva il sindaco- è sempre stata la nostra maggiore preoccupazione: la porzione caserma ultimata, pur se non contiene ancora gli arredi, può richiamare malintenzionati per la presenza di impianti e altri elementi tali da fare gola. Speriamo che poi il trasferimento dei carabinieri possa avvenire rapidamente, in modo da garantire un presidio nel complesso, che ovviamente scoraggerà eventuali frequentazioni dell’immobile accanto, oltre forse a suggerire la necessità di accelerare per finirlo, dato che l’Arma potrebbe necessitare di dare casa ai militari».

«Nell’ultima telefonata nostra col Provveditorato alle opere pubbliche - rivela poi il primo cittadino - ci era stato assicurato che la struttura si doveva finire entro il 2022».

Una annosa vicenda

L’intera vicenda è nota: la prima pietra fu posata nella primavera del 2010 poi, a settembre, l’impresa “Donati Spa” di Roma - che era già arrivata al tetto dei due edifici - abbandonò il cantiere lamentando «ritardi inaccettabili nei pagamenti da parte del ministero»; le contestazioni sfociarono nel contenzioso; frattanto, la disponibilità dei fondi era divenuta incerta. Nel 2017 fu pubblicato dal Provveditorato il bando per il completamento. Innumerevoli difficoltà hanno segnato l’iter dell’incompiuta di via Kennedy; un colpo di scena in corso d’opera fu anche la modifica delle norme sugli appalti, che costrinse a cambiare il capitolato.

«Per quanto riguarda gli alloggi, il Provveditorato - rammenta la Narciso - ha deciso di tornare a interpellare la ditta che nel 2021 ha vinto il bando ripubblicato e che, però, non ha mai firmato il contratto».

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