Economia
Mercoledì 18 Gennaio 2017
Camera di commercio verso Como
Lunedì il «sì» scontato alle nozze
Il consiglio camerale approverà un documento sulla fusione dei due enti - Dopo l’unione Milano-Monza non ci sono alternative, entro giugno il decreto ministeriale
Non sarà una delibera consiliare (e per questo non sarà necessaria la maggioranza qualificata dei due terzi). Il presidente Daniele Riva lo definisce «verbale d’intesa» o «documento che certifica la nostra volontà». Sarà comunque una pietra angolare nella storia della Camera di commercio di Lecco, il cui consiglio - lunedì alle 14,30, - sarà chiamato a votare il progetto di fusione con Como (da cui Lecco si è staccato nel 1993).
La medesima decisione verrà assunta ai primi di febbraio dal consiglio di Como. I due verbali verranno spediti a Unioncamere nazionale che deve armonizzare le “proposte” e definire gli incastri degli accorpamenti camerali così da ridurre gli attuali 105 enti a sessanta, come previsto dalla riforma. L’incastro definitivo da Unioncamere passerà al ministero per lo Sviluppo economico che, entro giugno, emetterà il decreto con la nuova mappa delle Camere di commercio italiane.
Lunedì, quindi, i ventitrè consiglieri voteranno la fusione con Como. Per alcuni «una scelta obbligata, senza alternative», considerato che Monza (che poteva essere l’altra opzione) ha scelto di andare con Milano e Lodi. Per altri la scelta migliore, o comunque da preferire: Confcommercio, Confindustria, il sindacato hanno sempre sostenuto che l’accorpamento da fare è con Como. Ormai, comunque, sono discorsi passati, a meno che il Tar del Lazio (o quello della Lombardia) non accolga il ricorso di Cgil-Cisl-Uil e della Provincia di Monza (l’ente si è rivolto solo al Tar del Lazio) contro la fusione di Monza con Milano. Il Tar del Lazio ha esaminato il ricorso contro il decreto ministeriale venerdì 13, ma non ha ancora emesso la sentenza. Mentre l’udienza (qui si discuterà il ricorso contro la delibera camerale di fusione) del Tar Lombardia è in calendario martedì 24. Se il Tar dovesse accogliere i ricorsi, si potrebbe pensare ad un allargamento a tre della fusione, e quindi potrebbe nascere un ente tra Lecco, Como e Monza. Completiamo gli scenari possibili: non si può escludere che Unioncamere o il ministero decidano che anche Sondrio non può restare solo, nel qual caso la fusione sarebbe con Lecco, Como e (eventualmente) Monza.
Scenari possibili, ma al momento non attuali. Di immediato c’è il consiglio camerale di lunedì con all’ordine del giorno “la proposta di accorpamento di Lecco con Como”. Per preparare le nozze, il gruppo di lavoro lecchese composto da Daniele Riva (presidente camerale), Giovanni Maggi (vice presidente camerale), Vico Valassi e Alberto Riva ha incontrato («un paio di volte», specifica Daniele Riva, ci sono stati poi diversi contatti telefonici) i colleghi di Como per definire i possibili termini dell’accorpamento. Il rischio che corre Lecco a fusione avvenuta è di avere un ruolo marginale, considerata la dimensione delle due Camere: Lecco riunisce poco più di 26mila imprese, mentre Como sfiora le 48mila. Dopo la fusione sarà importante riuscire a mantenere una rappresentanza forte e un perimetro decisionale che garantisca il tessuto imprenditoriale del territorio. Comincia un’altra partita.
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