Burostrada a pagamento
Nessuno la percorra

Tutte le strade portano a Roma. Specie quelle su cui viaggiano le nostre tasse. Peccato che dalla capitale torni poco o nulla, in tutti i sensi. Senza voler riesumare il protoleghismo, in un pugno di giorni, Como ha incassato un secco 0-2 palla al centro dalla Città eterna. Il titolo di capitale della cultura 2016, con relativo assegno milionario, è sfumato a vantaggio di Mantova (sempre in Lombardia, d’accordo, ma per noi è anche peggio perché lo scettro 2017 toccherà contrade di altre regioni).

La questione del pedaggio di Pedemontana e tangenziale di Como, poi, nonostante le promesse di fuoco e fiamme fatte dal ministro Graziano Delrio quand’era in visita dalle nostre parti si è trasformata in una doccia gelata, da cui (in attesa di graditissima - ma sempre più improbabile con il passar dei giorni - smentita) i nostri parlamentari escono come pulcini bagnati.

Calimeri come si sente il nostro territorio. Con la solita sgradevole e beffarda sensazione di contare come il due di coppe quando briscola è denari. A questo punto non ci resta che piangere e comunque contare solo sulle nostre forze. Anche perché questa faccenda del pedaggio diventa sempre più irritante con la scoperta di procedure (per pagare, eh) degne di un ministero borbonico. Altro che la prima autostrada senza caselli come la decantano gli spot. Caso mai la prima “burostrada”.

Se nessuno ci dà una mano, ci dobbiamo arrangiare. E l’unica strada sembra essere quella di non fare la strada. Lo propongono i sindaci del territorio che si sono mobilitati per il no al pedaggio (peccato che il loro esempio non sia stato seguito dagli altri primi cittadini: la protesta forse avrebbe portato a maggiori risultati), Ma lo dicono anche coloro che stanno rispondendo al sondaggio del nostro sito, laprovinciadicomo.it. Alle 21,01 di ieri erano 1.547 coloro che dichiaravano che rinunceranno a percorrere Pedemontana e Tangenziale che ora utilizzano, nel momento dell’entrata in vigore del pedaggio. Si tratta dell’85% del campione. Controllare per credere.

Certo, c’è anche chi canta fuori dal coro e sostiene che sia giusto pagare per un servizio offerto, anche perché sono stati i privati a metterci i quattrini come investimento. Ma le cose non stanno del tutto così. Primo perché la quota di finanziamenti pubblici è stata di molto superiore al previsto. Guardacaso, proprio ieri, a quattro giorni dalla partenza del pagamento, il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, è tornato sulla faccenda degli appalti che lievitano, spiegando che il fine dell’opera, in parte realizzata, non può giustificare i mezzi utilizzati. Senza accusare nessuno di illecito, si può però mettere in evidenza come questi soldi, in buona parte pubblici, sperperati per gonfiare gli appalti, si sarebbero potuti usare per evitare il pedaggio almeno della tangenziale di Como. Inoltre se il servizio proprio si deve pagare, il cliente (che dovrebbe avere sempre ragione) deve essere completo. E, com’è noto, di tangenziale comasca ne manca un bel pezzo, quello che sarebbe dovuto essere realizzato con il secondo lotto e che avrebbe reso l’opera davvero efficace.

Così com’è alla fine, evitare di percorrere la burostrada moncherino non è poi un gran problema. Lasciamogliela lì, bella nuova e ancora incartata. Magari qualcosa, da qualche altra parte, si muoverà.

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