Addio a Curzi, comunista atipico
Fu il "papà" del Tg3-"Telekabul"

Si è spento il giornalista Sandro Curzi. Da sempre comunista e antifascista, a lui gli avversari e i politici hanno sempre riconosciuto coerenza. professionalità e correttezza politica. Capace di posizioni atipiche rispetto alla stessa sinistra, fece crescere il Tg3 al quale, durante la sua direzione, gli avversari affibbiarono la definizione di "Telekabul"

Addio a Telekabul, anzi al suo "inventore". E' morto a Roma Sandro Curzi. Aveva 78 anni. Attualmente era consigliere d'amministrazione della Rai, carica che ricopriva dal 2005. Dal 1987 al 1993 era stato direttore del Tg3. Dal 1998 al 2005 è stato direttore di Liberazione.
Nella Resistenza addirittura a 13 anni, comunista iscritto già a 14, chiamato a 19 anni da Enrico Berlinguer a ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), Alessandro Curzi ha vissuto tutta la sua vita fedele, pur senza rigidità, alle idee di gioventù passando con Fausto Bertinotti a Rifondazione Comunista alla fine degli anni '90.
La sua vicenda giornalistica, dopo decenni passati nella carta stampata, è incarnata soprattutto dall'esperienza al Tg3.
Nel '76, con Biagio Agnes e Alberto La Volpe, infatti ha dato vita alla terza rete televisiva della Rai mentre nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. In questa veste '"inventa" Michele Santoro e collabora alla realizzazione di Samarcanda. 
E' direttore del Tg3 nel 1987 dando a quel telegiornale una impronta inconfondibile, veloce e aggressiva che dà voce alle istanze della sinistra italiana interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica. Soprannominato per questo, dagli avversari politici, Telekabul, il Tg3 cresce in spettatori (da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91) e autorevolezza.
Comunista e antifascista convinto, politico abile, Curzi si è spesso distinto per posizioni non banali e non sempre in linea con i diktat di partito: basti pensare alle aperture, allora non scontate, del suo Tg3 alle posizioni di Papa Giovanni Paolo II o, più di recente in Rai, all'astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai fiction, Agostino Saccà.

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