Barri, oggi l'interrogatorio
E si dimette da sindaco

Lo ha fatto per potersi difendere compiutamente, per evitare al Comune ulteriori grattacapi (il suo arresto mette a rischio anche l'approvazione del Pgt), ma soprattutto per ottenere gli arresti domiciliari.

DUBINO Stefano Barri si è dimesso da sindaco di Dubino. Lo ha fatto per potersi difendere compiutamente, per evitare al Comune ulteriori grattacapi (il suo arresto mette a rischio anche l'approvazione del Pgt), ma soprattutto per ottenere gli arresti domiciliari. L'amministratore finito in manette mercoledì sera, con una lettera scritta di suo pugno ieri pomeriggio dal carcere di via Caimi ha così rassegnato le dimissioni dalla carica che ricopriva dal maggio 2011. A Dubino la parola passa dunque al commissario che dovrà essere nominato dal prefetto di Sondrio.

Oggi invece alle 11 sarà Barri a decidere se avvalersi della facoltà di non rispondere, oppure se dire al giudice chiamato a convalidare il suo arresto, perché ha accettato dalle mani di un suo concittadino quei 5mila euro che gli hanno trovato in tasca. E dovrà essere convincente, perché a riprova della presunta concussione ci sarebbero oltre alle banconote fotocopiate, anche le intercettazioni ambientali.

Barri, che lavora all'ufficio controllo traffico dell'Azienda nazionale strade e che quindi passa la giornata incollato alle telecamere del circuito Anas, sarebbe stato inchiodato proprio da un filmato che lo immortala mentre riceve da Rino Contessa un giornale al cui interno era celata la busta con il contante.Lui, il giovane sindaco del Pdl che poco più che quarantenne puntò tutto sulla voglia di fare politica per piacere e non per bisogno (ha improntato la campagna elettorale sulla rinuncia dello stipendio), ora è finito nei guai per una tangente da 5mila euro. Una vicenda che ricorda da vicino Tangentopoli, con Mario Chiesa incastrato da una bustarella.

In Procura bocche cucite. Poche le informazioni trapelate. Solo si sa che l'inchiesta va avanti da dicembre, da quando i fratelli Rino e Carlo Contessa hanno denunciato di essere stati oggetto di una richiesta di danaro da parte dell'amministratore. Il motivo è da mettere in relazione a «un terreno di proprietà di mio fratello Rino - spiega l'ingegnere Carlo Contessa - per il quale era stata presentata in Comune richiesta di cambio di destinazione d'uso: da agricolo a edificabile. Una pratica avviata due anni fa ma mai definita. Barri mi ha chiesto dei soldi che avrebbe dovuto dargli mio fratello per sistemare la vicenda urbanistica. A quel punto siamo andati in Procura e abbiamo raccontato tutto. Siamo parti offese in questa vicenda». La "trappola", nell'aria da mesi, è scattata solo dopo una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, segno che la Procura voleva essere sicura che quei due fratelli non stessero cercando una vendetta nei confronti del sindaco, o meglio del Comune di Dubino. Del resto Rino (impresario edile) e Carlo sono stati rinviati a giudizio per un capannone realizzato con regolare concessione edilizia ottenuta però falsificando gli atti consegnati in Comune (così almeno recita il capo di imputazione).

Della questione si sta occupando il Tribunale - i due Contessa sono stati denunciati dal responsabile dell'ufficio tecnico comunale (parte offesa) di Dubino, mentre il Comune si è costituito parte civile chiedendo danni per 100mila euro - ma al Tar di Milano (che non ha accolto le loro richieste), visto che è stata emessa un'ordinanza di demolizione firmata proprio dal sindaco arrestato.

La ruggine era dunque nota soprattutto dopo la frattura "politica" tra Carlo - che fu anche assessore e vicesindaco proprio al fianco di Stefano Barri - e la giunta dell'ex sindaco Rosa Barri, ed è in veste anche di assessore che sempre il Contessa finì nella maxi inchiesta di Traona. Vicenda intricata e non facile da spiegare. «Capannone e mazzetta sono storie distinte, non si faccia confusione», specifica l'ingegnere. Non così la pensa la difesa di Barri, che però non svela ancora le sue carte. Oggi ci sarà la prima occasione per farlo.

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