Super bloccata, i padroncini
pronti a bloccare i loro Tir

Con una lettera aperta inviata alle «istituzioni, agli istituti di credito, alle associazioni» si dicono pronti a sollevare il problema dell'accessibilità alla valle «ricorrendo anche a un blocco totale dell'autotrasporto, e se non bastasse anche a intraprendere forti iniziative di rivolta fiscale pur di essere ascoltati

SONDRIO L'isolamento della Valtellina spinge gli autotrasportatori a nuove alleanze. E a nuove proteste: o verremo ascoltati o ci faremo ascoltare. Dalla Bassa Valle la sfida lanciata dagli oltre cinquanta padroncini del Morbegnese, aziende fra Colico e Delebio - tutti membri della neo associazione «A buon fine», che chiedono la sospensione delle tasse fintanto che dura l'emergenza - viene raccolta e rilanciata da un'altra quarantina di piccoli imprenditori dell'autotrasporto del Tiranese. E la loro azione, il loro grido d'allarme fa decisamente alzare anche il tono della rivolta.

Con una lettera aperta inviata alle «istituzioni, agli istituti di credito, alle associazioni» si dicono pronti a sollevare il problema dell'accessibilità alla valle «ricorrendo anche a un blocco totale dell'autotrasporto, e se non bastasse anche a intraprendere forti iniziative di rivolta fiscale pur di essere ascoltati. Bisogna prendere atto - annunciano nella loro lettera - che siamo una provincia in continua emergenza e la possibilità di comunicare con le grandi direttrici è legata a un filo sottile, che spesso si rompe e noi siamo isolati».

Un tema non nuovo ma che ora, con il blocco della Superstrada 36 si impone di nuovo e sotto forma di emergenza. «Le aziende stanno uscendo pesantemente danneggiate da tale situazione. Per questo ci aspettiamo, come autotrasportatori, che da parte di enti e istituzioni, sia messa in atto ogni azione possibile perché questa pesante situazione non debba ulteriormente peggiorare».

E così gli imprenditori rilanciano: va trovata una soluzione strutturale, che sicuramente non può essere individuata dagli enti locali, «i quali si sono già "dissanguati" - scrivono - per finanziare una strada, la nuova 38, senza i quali non avrebbe mai visto la luce». Ma la statale e le due tangenziali sono solo un capitolo del più ampio sistema viabilistico valtellinese. E il dito questa volta viene puntano sul tunnel del Mortirolo, «un'opera da fare, una infrastruttura ora indispensabile in questo quadro di emergenza, che ci darebbe accesso - spiegano gli autotrasportatori - in tempi ragionevoli alle grandi vie europee e italiane di comunicazione».

Il rilancio delle infrastrutture torna a presidiare il centro del dibattito in Valle. E in questo confronto ritorna anche il richiamo alla Regione Lombardia «perché per una volta inizi a considerare in maniera diversa anche questa porzione d'Italia, perché metta a disposizione fondi e soluzioni per consentire alla Valtellina di comunicare con il resto d'Europa ed evitare l'isolamento».

Bene i cinque milioni stanziati dal Pirellone per mettere una "pezza" alla situazione «ma sono poca cosa. Così se entro pochi giorni non otterremo nuovi segnali, siamo disposti a metterci di traverso, bloccheremo la Valtellina. La situazione è veramente insostenibile, e la nostra sensazione è di non aver più nulla da perdere, e dunque disposti a mettere in atto anche questo estremo gesto».

La rabbia è tanta, insomma. E questi imprenditori non possono non evitare di guardare indietro e «pensare ai miliardi di lire di cui la nostra provincia ha beneficiato, senza però migliorare di un solo centimetro questa situazione di isolamento: è questo che ci fa venire voglia di mollare tutto». E il monito finale è ancora più chiaro della protesta : «Quello che vogliamo lanciare è l'ultimo grido di disperazione, o verremo ascoltati o tutto ciò di cui abbiamo bisogno, saremo disposti a realizzarcelo in autonomia, se necessario anche trattenendo i modelli F24 il 16 del mese prossimo».

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