La chiusura della super
costerà 10 milioni di euro

Ora le prospettive sono di gran lunga peggiori: «Con un mese e mezzo di chiusura - ha spiegato Adolfo Ottonello, di Confindustria - stimiamo che il danno per tutta l'economia della provincia di Sondrio possa attestarsi sui 10 milioni di euro. Purtroppo anche tre anni fa, in occasione della frana di Varenna, ci furono problemi di collaborazione con la provincia di Lecco: è invece importante, mantenere la coesione»

SONDRIO La chiusura della superstrada che collega Colico e Lecco ripropone un incubo già vissuto dai lavoratori, dagli autotrasportatori e da tutte le categorie economiche e produttive della provincia di Sondrio tre anni fa. E purtroppo l'incubo, rispetto ad allora, è addirittura molto più grande.

Come ha infatti ricordato Adolfo Ottonello, rappresentante di Confindustria Sondrio nel corso del tavolo di confronto territoriale sulla crisi tenutosi ieri negli uffici della Prefettura «tre anni fa la frana a Varenna che portò alla chiusura della strada per una settimana costò 600 mila euro soltanto al settore dell'autotrasporto».

Ora le prospettive sono di gran lunga peggiori: «Con un mese e mezzo di chiusura - ha proseguito Ottonello - stimiamo che il danno per tutta l'economia della provincia di Sondrio possa attestarsi sui 10 milioni di euro. Purtroppo anche tre anni fa, in occasione della frana di Varenna, ci furono problemi di collaborazione con la provincia di Lecco: è invece importante, mantenere la coesione».

I problemi viabilistici si aggiungono, peraltro, a un quadro economico già di per sé molto critico e difficile come hanno testimoniato gli interventi dei rappresentanti delle varie associazioni di categoria, dei sindacati e dei vari enti previdenziali. A fine aprile 2013 le imprese attive in Valtellina e Valchiavenna sono 446 in meno rispetto allo stesso mese del 2012: più nel dettaglio, il settore dell'agricoltura ha fatto registrare un - 5,5%, mentre manifatturiero, costruzioni e commercio hanno un calo tra il 3,3 e il 3,5%: in particolare delle 106 chiusure del settore delle costruzioni, 50 sono avvenute negli ultimi quattro mesi. Le cessazioni si sono verificate soprattutto nel mandamento di Sondrio (40%), mentre è quello di Morbegno a mostrare più vitalità.

Relativamente all'ultimo trimestre del 2012, invece, la produzione industriale in provincia di Sondrio è calata dello 0,9% (-1,3% il dato lombardo); gli ordinativi interni sono diminuiti dell'1,3%, percentuale doppia rispetto al -0,6% lombardo.

A fine 2012 i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti dello 0.1% rispetto a fine 2011 e quelli alle famiglie sono scesi dello 0,8% sempre rispetto a dicembre 2011. In provincia di Sondrio, poi, sempre tra 2011 e 2012 è cresciuto il deterioramento del credito dell'1,2%, con un picco del 3,1% per il settore manifatturiero, mentre i depositi bancari sono diminuiti dello 0,7% con un calo dello 0,1% per le famiglie e del 4,8% per le imprese.

Nel 2013, poi, sono aumentate del 47% le domande di disoccupazione pervenute all'Inps e sono dunque 17 mila le persone che ne usufruiranno e per le quali questo comporterà una contrazione del reddito. In crescita del 30% anche il ricorso alla cassa integrazione nel settore dell'edilizia.

Questi numeri poi si traducono in situazioni di difficoltà e nuove povertà. Come ha sottolineato il responsabile proprio della Caritas diocesana don Augusto Bormolini sono tra i 50 e gli 80 i pacchi viveri distribuiti ogni mese e per la prima volta gli italiani hanno superato gli stranieri come numero di richieste di aiuto. La stessa Caritas ha istituito il fondo Famiglia e Lavoro grazie al quale nel 2012 sono stati distribuiti 135 mila euro in 32 Comuni per soddisfare 232 richieste di aiuto.

Le risorse, però, diminuiscono a fronte di sempre maggiori bisogni: «Quest'anno Aler - ha spiegato Carlo Ruina, assessore ai servizi sociali del Comune di Sondrio - potrà contare solo su 50 mila euro per il suo fondo di solidarietà contro i 160 mila euro del 2012. E, anche per quanto riguarda il Comune sarà necessaria una delibera dell'amministrazione entrante che aumenti di un euro pro-capite la cifra destinata al settore dei contributi sociali».

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