L'annuncio del prefetto del Papa
"Nicolò Rusca è un Beato"

L'annuncio del cardinale Amato ieri alla folla di 5mila fedeli: d'ora in poi, sarà chiamato con il nome di Beato, e la sua festa sarà celebrata annualmente il 4 settembre, giorno della sua nascita al cielo

SONDRIO «Noi, con la nostra autorità apostolica, concediamo che il venerabile Servo di Dio, Nicolò Rusca, martire, sacerdote diocesano, pastore secondo il cuore di Cristo, completamente dedito al bene delle anime, per le quali non esitò a dare la propria vita, sia chiamato, d'ora in poi, con il nome di Beato, e che la sua festa possa essere celebrata annualmente il 4 settembre, giorno della sua nascita al cielo».

E' la lettera apostolica con cui il cardinale Angelo Amato, rappresentate di Papa Francesco e Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, davanti a una piazza con cinquemila fedeli, pellegrini arrivati dalle parrocchie di tutta la diocesi, ha proclamato Beato l'arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca, morto il 4 settembre 1618, 395 anni fa, su condanna del Tribunale elvetico delle Tre Leghe di Thusis.

Una proclamazione solenne, avvenuta davanti alle spoglie mortali del Beato Rusca, portate in processione dalla Collegiata di Sondrio fino a piazza Garibaldi e poste sull'altare fino al termine della celebrazione.

Quando, sempre in processione, sono state ricondotte nella chiesa Collegiata, accompagnate dai fedeli desiderosi di venerarle. Prima che vengano collocate definitivamente ai piedi dell'altare Maggiore a seguito della messa in programma per domani, alle 9 del mattino.

<+tondo>Ma quel che è certo è che il rito di beatificazione di Nicolò Rusca e la celebrazione nel pomeriggio di ieri rimarranno indelebili nella memoria dei fedeli di Sondrio, della diocesi e della vicina Svizzera che vi hanno partecipato. E che, nonostante il maltempo, hanno presidiato la piazza fin dalle 14, occupando tutti i posti a sedere dalle autorità, dalle persone diversamente abili, dal coro (700 cantori), e dai 160 sacerdoti di tutta la diocesi che hanno partecipato alla celebrazione.

Presieduta dal cardinale Angelo Amato, insieme a mons. Diego Coletti, vescovo di Como e Sondrio, e da altri undici prelati, quali mons. Diego Causero, arcivescovo e nunzio apostolico in Svizzera, i vescovi di Coira, Vitus Huonder, di Coira emerito, Amedee Grab, di Lugano, Pier Giacomo Grampa, di Crema, Oscar Cantoni, di Cremona, Dante Lafranconi, di Gizo (nelle Solomon), il tiranese Luciano Capelli, di Milano ausiliare, Luigi Stucchi, di Vigevano emerito, Claudio Baggini, oltre al sottosegretario della Congregazione delle Cause dei Santi, Padre Boguslaw Turek, e al Segretario di Nunziatura, prima sezione della Segreteria di Stato di Papa Francesco, Alberto Perlasca. Fra i parroci presenti, poi, anche quello di Bedano, paese natale del Rusca e quello di Poschiavo, insieme ad altri otto sacerdoti svizzeri. Cinquanta, infine, i ministranti, noti ai più come chierichetti, che hanno assistito i celebranti.

Tutti bardati, i prelati, con l'abito (la casula e la stola, in gergo) color avorio e dotati di ombrello giallo, acquistato per l'occasione al mero scopo di distinguerli fra la folla tutta, a sua volta, dotata di ombrelli per ripararsi dalla pioggia. Sotto la quale hanno ascoltato, assorti, l'omelia del cardinale incentrata sulla figura del Rusca martire. «Un vero prete tridentino - ha detto - saggio e zelante, così come erano altri sacerdoti del suo tempo quali Simone Cabasso a Tirano, Giovanni Antonio Casolari a Bormio, Giovanni Pietro Stoppani a Mazzo, Giovanni Maria Paravicini ad Ardenno».

Preti che costituivano una specie di «rete di salvataggio della tradizione cattolica nel territorio. Ed è celebrando e onorando i suoi martiri - ha proseguito il cardinal Amato - che la Chiesa Cattolica intende fare un'opera positiva di memoria misericordiosa. Perché, qui, non si tratta di cercare rivincite o ricreare condizioni di contrasto. Si tratta, invece, di proclamare l'innocenza di un giusto e di ricavare insegnamenti validi di riconciliazione, di rispetto, di fraternità, di amicizia, di testimonianza e anche di collaborazione nell'annuncio del Vangelo di oggi. Abbattere, in una parola, il muro della reciproca diffidenza per far posto alla causa comune dell'unica famiglia di Dio».

A vegliare, sul rito e su tutta la celebrazione, peraltro, insieme alle reliquie del Rusca, anche il suo ritratto, riproduzione del dipinto del Caimi del 1852, scoperto ai lati dell'altare proprio all'inizio del rito e dell'intera liturgia, scandita anche dal suono a festa delle campane, in tutta la Diocesi. Erano le 15,45.

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